Un milione a Madrid, un milione a Londra.
10/15,000 a Roma.
Giornata di Gay Pride in giro per l’Europa quella di ieri, con la capitale che ha visto sfilare per la Città Eterna il Pride meno partecipato degli ultimi anni.
Imma Battaglia e Fabrizio Marrazzo hanno sparato cifre FOLLI, ovvero “siamo 100,000, siamo più dell’anno scorso”, mentendo spudoratamente e sapendo di mentire. Perchè l’hanno fatto? Per marcare immediatamente il territorio, facendo così direttamente un termine di paragone con gli ultimi Pride, organizzati DA ALTRI.
Della serie… “noi semo stati mejo de voi”.
Infantili, per non dire ridicoli.
Come se il Pride fosse una competizione tra associazioni, e non “altro”.
Ben altri, infatti, sono i numeri: 5 carri appena e poche migliaia di persone (5,000? 10,000? 15,000?), a detta di TUTTI quelli che l’hanno vissuto sulla propria pelle.
Un Pride in tono minore, un Pride spaccato, con appena 4 sigle organizzatrici, a differenza delle quasi 50 degli ultimi anni. Un Pride polemico, un Pride volutamente ‘boicottato’ da molti, un Pride che dal palco NON ha parlato di Matrimonio, di Unioni Civili, di Diritti, ma solo e soltanto di GAY HELP LINE e del servizio per la prevenzione HIV del DìGayProject, neanche stessimo parlando di una telepromozione frocia. Un Pride fallimentare, che obbliga a fare determinate riflessioni.
Da dove ripartire?
Ieri sera c’era già chi prevedeva grosse grasse risate per l’EuroPride dell’anno prossimo, in mano al Mario Mieli. L’EuroPride porta soldi, tanti soldi. Chi ha PRETESO e VOLUTO organizzare il Pride romano di quest’anno l’ha fatto ANCHE, se non soprattutto, per questo motivo. Non l’ammetteranno mai, ma tutto ciò è evidente, lapalissiano. Anche se FESTEGGIARE per il risultato ottenuto ieri pomeriggio è alquanto surreale.
La torta dell’EuroPride è ricca e ben farcita e fa gola a tanti. Da qui sono nate le polemiche degli ultimi mesi, le spaccature, i furibondi litigi. Da qui è uscito il Pride DIMEZZATO di Roma.
La nostra città si MERITEREBBE un associazionismo gay unito, pronto a scendere in strada per un UNICO obiettivo comune, quello dei diritti. Meriteremmo strette di mano, pacche sulle spalle e abbracci, e non coltellate costanti sulla schiena. Meriteremmo un Pride sotto un’UNICA bandiera rainbow (e non il tricolore di GayLib, quello andatelo a sventolare alle manifestazioni del Pdl) , e non una guerra costante e continua in nome di una maggiore visibilità mediatica. Meriteremmo altri personaggi, capaci di ‘rappresentarci’ realmente, senza oscillare costantemente tra conflitti di interessi economici e politici più o meno evidenti.
Il fallimentare Pride di ieri ha fatto toccare il fondo al movimento gay romano.
L’abbiamo raschiato.
Hanno fallito tutti. Il Mario Mieli, che se n’è lavato le mani tirandosene immediatamente fuori, invece che COMBATTERE e difendere le proprie idee. Imma Battaglia, che l’ha PRETESO, sbandierando ancora una volta quell’arroganza e quella prepotenza che ormai la contraddistingue. L’ArciGay, sempre più diviso tra punto di vista nazionale e locale, dove prosegue indisturbato il caotico Regno Marrazzo. Vladimir Luxuria, felice perchè “per una volta le trans si sono presentate vestite”, come se questo fosse un problema (una frase simile da Luxuria non me la sarei MAI aspettata, sono allibito). L’On Anna Paola Concia, arrivata in ritardo perchè impegnata a vedere Argentina-Germania con la ragazza tedesca. Della serie prima il calcio e poi il Pride.
Ora c’è da ripartire, possibilmente attorno a un tavolo.
Manca un anno all’EuroPride 2011.
Un anno per tornare a battagliare su quei diritti BASE che ancora oggi ci vengono vergognosamente negati.
Un anno per ricucire rapporti usciti DISTRUTTI da questi ultimi mesi.
Un anno per tornare a SAPER dire BASTA ad un’amministrazione che dice NO ad ogni legittima richiesta di pari diritti.
Il mondo glbtq avrà gli occhi puntati su di noi, sulla nostra città, tristemente omofoba.
Evitiamo di renderci nuovamente ridicoli.
Questi ultimi SCHIFOSISSIMI 12 mesi ci sono bastati.
Ripartite. Ripartiamo.
10/15,000 a Roma.
Giornata di Gay Pride in giro per l’Europa quella di ieri, con la capitale che ha visto sfilare per la Città Eterna il Pride meno partecipato degli ultimi anni.
Imma Battaglia e Fabrizio Marrazzo hanno sparato cifre FOLLI, ovvero “siamo 100,000, siamo più dell’anno scorso”, mentendo spudoratamente e sapendo di mentire. Perchè l’hanno fatto? Per marcare immediatamente il territorio, facendo così direttamente un termine di paragone con gli ultimi Pride, organizzati DA ALTRI.
Della serie… “noi semo stati mejo de voi”.
Infantili, per non dire ridicoli.
Come se il Pride fosse una competizione tra associazioni, e non “altro”.
Ben altri, infatti, sono i numeri: 5 carri appena e poche migliaia di persone (5,000? 10,000? 15,000?), a detta di TUTTI quelli che l’hanno vissuto sulla propria pelle.
Un Pride in tono minore, un Pride spaccato, con appena 4 sigle organizzatrici, a differenza delle quasi 50 degli ultimi anni. Un Pride polemico, un Pride volutamente ‘boicottato’ da molti, un Pride che dal palco NON ha parlato di Matrimonio, di Unioni Civili, di Diritti, ma solo e soltanto di GAY HELP LINE e del servizio per la prevenzione HIV del DìGayProject, neanche stessimo parlando di una telepromozione frocia. Un Pride fallimentare, che obbliga a fare determinate riflessioni.
Da dove ripartire?
Ieri sera c’era già chi prevedeva grosse grasse risate per l’EuroPride dell’anno prossimo, in mano al Mario Mieli. L’EuroPride porta soldi, tanti soldi. Chi ha PRETESO e VOLUTO organizzare il Pride romano di quest’anno l’ha fatto ANCHE, se non soprattutto, per questo motivo. Non l’ammetteranno mai, ma tutto ciò è evidente, lapalissiano. Anche se FESTEGGIARE per il risultato ottenuto ieri pomeriggio è alquanto surreale.
La torta dell’EuroPride è ricca e ben farcita e fa gola a tanti. Da qui sono nate le polemiche degli ultimi mesi, le spaccature, i furibondi litigi. Da qui è uscito il Pride DIMEZZATO di Roma.
La nostra città si MERITEREBBE un associazionismo gay unito, pronto a scendere in strada per un UNICO obiettivo comune, quello dei diritti. Meriteremmo strette di mano, pacche sulle spalle e abbracci, e non coltellate costanti sulla schiena. Meriteremmo un Pride sotto un’UNICA bandiera rainbow (e non il tricolore di GayLib, quello andatelo a sventolare alle manifestazioni del Pdl) , e non una guerra costante e continua in nome di una maggiore visibilità mediatica. Meriteremmo altri personaggi, capaci di ‘rappresentarci’ realmente, senza oscillare costantemente tra conflitti di interessi economici e politici più o meno evidenti.
Il fallimentare Pride di ieri ha fatto toccare il fondo al movimento gay romano.
L’abbiamo raschiato.
Hanno fallito tutti. Il Mario Mieli, che se n’è lavato le mani tirandosene immediatamente fuori, invece che COMBATTERE e difendere le proprie idee. Imma Battaglia, che l’ha PRETESO, sbandierando ancora una volta quell’arroganza e quella prepotenza che ormai la contraddistingue. L’ArciGay, sempre più diviso tra punto di vista nazionale e locale, dove prosegue indisturbato il caotico Regno Marrazzo. Vladimir Luxuria, felice perchè “per una volta le trans si sono presentate vestite”, come se questo fosse un problema (una frase simile da Luxuria non me la sarei MAI aspettata, sono allibito). L’On Anna Paola Concia, arrivata in ritardo perchè impegnata a vedere Argentina-Germania con la ragazza tedesca. Della serie prima il calcio e poi il Pride.
Ora c’è da ripartire, possibilmente attorno a un tavolo.
Manca un anno all’EuroPride 2011.
Un anno per tornare a battagliare su quei diritti BASE che ancora oggi ci vengono vergognosamente negati.
Un anno per ricucire rapporti usciti DISTRUTTI da questi ultimi mesi.
Un anno per tornare a SAPER dire BASTA ad un’amministrazione che dice NO ad ogni legittima richiesta di pari diritti.
Il mondo glbtq avrà gli occhi puntati su di noi, sulla nostra città, tristemente omofoba.
Evitiamo di renderci nuovamente ridicoli.
Questi ultimi SCHIFOSISSIMI 12 mesi ci sono bastati.
Ripartite. Ripartiamo.