Non ho mai voluto affrontare certe questioni solo con quelli che la pensano come me, avevo già affrontato da onorevole un comizio della Lega Nord a Este e la Festa Tricolore a Rieti. Non mi sono scandalizzata quando la deputata Paola Concia del PD è entrata a parlare con i militanti di Casa Pound a Roma, anzi, tenetevi saldi, se mi invitasse Forza Nuova a parlare di questi temi io ci andrei! E direi le stesse cose che ho detto alle Feste dell’Unità e di Liberazione o dal palco di un Pride: non cambio idea o linguaggio in base al contesto.
Mi limito a constatare la realtà: due Ministri di questo governo, Brunetta e Rotondi, aprono sui diritti e doveri delle coppie di fatto, lo stesso Rotondi che mi invitò, quando ero ancora parlamentare, a parlare di famiglia al Congresso nazionale della Nuova Democrazia Cristiana a Saint Vincent. Non ho mai pensato: ma questi sono democristiani… cosa ci vado a fare?
Io sono sicura, perdonate l’immodestia, che il mio contributo a quel Congresso, abbia inciso profondamente sulle convinzioni dell’attuale Ministro per l’Attuazione del Programma.
Nel 1971 a Milano Pina Bonanno, storica trans del Partito radicale, fondò il Movimento Italiano Transessuali (che poi modificherà il nome in “Movimento Identità Transessuale”) con la compianta Gianna Parenti, Roberta Franciolini e Marcella Di Folco. Sarà la Pina ad affiancare Adele Faccio per ottenere nel 1982 la legge che non considerò più illegale il cambiamento di sesso. La Bonanno era una persona molto umile e intelligente, dialogava con tutti, si sforzava di far comprendere ai democristiani di allora le motivazioni reali e umane di una legge necessaria per fare in modo che le tante che si erano operate all’estero non fossero considerate ancora uomini una volta rientrate in Italia.
La stessa Adele Faccio nel 1978 non sarebbe riuscita a far approvare la legge sull’aborto se non avesse potuto contare sui voti (310 favorevoli e 296 contrari!) non solo della sinistra ma dei liberali e repubblicani e tanti democristiani.
Tra l’altro i “DiDoRe” non sono peggio dei Dico o dei Cus proposti nella scorsa legislatura! Dovrebbero però far decidere a noi almeno il titolo: sappiamo essere meno cacofonici, abbiamo buon gusto!
La Ministra Mara Carfagna si è impegnata a una legge anti-discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. Che facciamo, ci sputiamo sopra?
Dovremmo considerare “voltagabbana” tutte le associazioni che hanno partecipato a incontri con l’attuale Ministero delle Pari Opportunità? Marchiamo “destrorsi” tutti coloro che hanno partecipato ala conferenza stampa di presentazione della campagna culturale contro l’omofobia su radio, tv, poster e fiancate dei mezzi pubblici? Avremmo dovuto cambiare canale ogni volta che lo spot andava in onda?
Dovremmo considerare negazionisti tutti coloro che sono andati all’incontro con il Presidente della Camera Fini? Dovremmo accusare il consultorio “Transgenere” per aver ospitato all’inaugurazione della sede il sindaco di destra di Viareggio?
Non nascondo che sono fortemente interessata all’attività della Fondazione Farefuturo, a nuove leve nella difesa di diritti nel rispetto della laicità della Repubblica Italiana, di chi ha un approccio più civile sui temi della migrazione, della fecondazione medicalmente assistita, e, ultimamente, anche sui nostri diritti civili.
Mi direte: e i maestri gay?
Fini è cambiato, in meglio. Ricordo alla sfida per essere sindaco contro Rutelli, addirittura parlò del valutare la liceità dell’esistenza del Circolo di Cultura Omosessuale “Mario Mieli”, oggi invece manda una lettera di saluto in cui riconosce l’importanza dell’Arcigay al Congresso di Perugia appena concluso e sono sicura che la corrente finiana ci riserverà altre belle sorprese dopo le Regionali.
Non sono miope e neanche ingrata. Non difendo parti e partiti ma qualunque persona che fa qualcosa per darci la speranza di diventare cittadini né inferiori né superiori, ma uguali a tutti gli altri.
In Commissione Giustizia, nel governo Prodi, ricordo bene l’ostruzionismo della destra, dell’UDC, della Lega, dell’UDEUR sull’allargamento della Legge Mancino, ma ricordo anche lo smarcarsi di alcuni deputati, tra cui l’avvocato Giulia Buongiorno che, permettetemi di dire, se ne intende un bel po’ di cultura giuridica.
Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso della Luxuria è stata la condanna alla discriminazione per gay e lesbiche nel reclutamento delle forze armate da parte del Ministro della Difesa La Russa. Confesso che già durante la scorsa legislatura mi aiutò per risolvere il caso di una trans che non poteva ritornare in un paese siciliano (dov’era sindaco un uomo del suo partito) perché minacciata di morte.
Ringrazio sentitamente l’onorevole Roberta Pinotti del PD per aver posto già la questione in una interrogazione parlamentare accolta favorevolmente da La Russa.
Cosa voglio dire con tutto questo?
Dico una cosa semplice: se non la smettiamo di avere la sindrome dell’autosufficienza non andremo mai da nessuna parte. Fin quando penseremo di delegare solo alla sinistra le nostre istanze sarà una battaglia destinata a essere persa.
Nel parlamento attuale, ad eccezione di alcuni singoli del PD, IDV, e radicali, nessuno “sposa” il matrimonio (perdonate il gioco di parole), la maggior parte dell’opposizione e settori sempre più crescenti del PDL (con le eccezioni della Lega e UDC) sarebbero pronti a discutere di diritti e doveri delle coppie di fatto omosessuali ed eterosessuali. Altro dibattito sarebbe quello di continuare a credere che “o chiediamo tutto o niente” o se si può almeno dare qualche iniziale risposta sul diritto alla cura, eredità, permessi di lavoro, danno parentale a 1.4000.000 gay, lesbiche e trans che convivono stabilmente.
Cosa significa dire questo? Che sono passata dall’altra sponda?
No, miei cari, significa avere il coraggio di dire la verità quando uno spirito libero e onesto come il mio non ha mai anteposto l’interesse della causa alla difesa di un partito di appartenenza.
Sono coraggiosa adesso come lo sono stata sempre nella vita: quando reagivo agli insulti e le botte, alle manifestazioni, al Gay Pride di Mosca e di Istanbul, ad affrontare un papà che aveva ucciso il figlio gay, alla mia candidatura in Rifondazione.
Mi dispiace se c’è chi pensa che non riesco a fare a meno di soldi o poltrona. Se fosse vero mi sarei già candidata alle scorse Europee, avrei sfruttato il consenso della vincita dell’Isola!
E invece no, non mi candido… neanche in questo turno elettorale.
La mia coerenza mi spingerà a sostenere tutte quelle persone che ci sono vicine, da Vendola in Puglia alla Bresso in Piemonte (a proposito ho deciso di non affrontare una “svolta” che scandalizza di meno, l’alleanza UDC-PD che ci fa rientrare la Binetti dalla finestra e che pone un’ipoteca su alcune leggi regionali già approvate… o forse sono pessimista?).
Tifo per Grillini in Emilia Romagna e per l’illuminato Enrico Rossi in Toscana che tanto ha fatto per le trans.
Voterò anche la Bonino nel Lazio ma, per essere sincera fino in fondo, non considererei la vittoria della Polverini una catastrofe visto le aperture annunciate sulle coppie di fatto (per cui si è beccata le accuse da Forza Nuova!)
Fatevene una ragione: chiunque mi contatterà per un progetto che prevede il miglioramento delle nostre vite io non starò a vedere a che partito appartiene oggi o quello che ha dichiarato anni fa!
Voglio sperare in una sinistra unita e meno litigiosa, a un PD che non persiste nell’errore di imbarcare integralisti che poi se ne vanno, a una destra liberale alla francese che amplia i PACS e che, per bocca della Ministra della Salute, Roselyne Bachelot, annuncia l’esclusione della transessualità dalla lista delle malattie psichiatriche, integrando quanto già fatto nel 1990 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per gay e lesbiche.
Dovete fidarvi di me, il mio transito è solo di tipo sessuale, per il resto salda alle mie e vostre convinzioni.