Amelia – Recensione in anteprima

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Amelia
Recensione in anteprima
Uscita in sala: oggi
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Una leggenda d’America. Prima donna a trasvolare l’Atlantico prima come passeggera, poi come pilota in solitaria, medaglia d’oro della National Geographic Society, invitata alla Casa Bianca da Franklin ed Eleonor Roosevelt, prima donna a volare in solitario dalle Hawaii alla California. Idolatrata dai media di un tempo e dal popolo statunitense, business woman capace di commercializzare tutto, la vita di Amelia Mary Earhart è nata probabilmente per diventare cinema. Peccato che la biografia cinematografica ad opera di Mira Nair abbia letteralmente rovinato un mito, portando in sala un melassoso ed indigeribile biopic.

Puntando quasi tutta la propria attenzione sulla storia d’amore tra la stessa Amelia Mary Earhart e George Putnam, prima suo finanziatore poi suo marito, la regista indiana ha perso la bussola, precipitando insieme al film in un’opera ingiustificabile nella sua incredibile e noiosa bruttezza. A finire sul banco degli imputati, tra i tanti, gli sceneggiatori Ron Bass e Ana Hamilton Phelan, responsabili di aver infarcito la pellicola di dialoghi capaci di far impallidire anche gli amorevoli “ti amo, ti amo e ti amo” di twilightiana memoria…

Come rovinare un possibile gioiello. Dinanzi ad una vita ricca di eventi, di storie, di record, di passione e di intraprendenza, si poteva e si doveva fare attenzione, visto l’enorme potenziale tra le mani. Per riuscirci Mira Nair si era affidata ad un cast di tutto rispetto, con protagonisti la due volte vincitrice all’Oscar Hilary Swank, l’amatissimo Richard Gere ed il poliedrico Ewan McGregor, chiamati ad interpretare Amelia Earhart, George Putnam e Gene Vidal, amico, pilota ed amante della donna.

Peccato che attorno ai tre la regista abbia costruito una storia smielata e sdolcinata a dir poco insostenibile, riuscendo a far finire in secondo piano le incredibili imprese sportive raggiunte da Amelia Earhart, scomparsa misteriosamente nel 1937, quando tentò, per la prima volta in assoluto nella storia dell’aviazione, il volo in solitaria intorno al mondo. Il suo aereo scomparve dai radar, senza mai esser più ritrovato.

Donna forte, coraggiosa e a dir poco fondamentale per l’emancipazione femminile del tempo, Amelia Earhart diventò un simbolo dell’intraprendenza e dell’ottimismo, tipici dello spirito americano, nel pieno della Grande Depressione. Mira Nair porta anche questo in sala, soffermando però la propria attenzione sul menage a trois che vide protagonisti Amelia Earhart, George Putnam e Gene Vidal.

Di fronte ad una Hilary Swank perennemente sorridente, ci ritroviamo davanti ad un innamorato, romantico, pensieroso e sognante Richard Gere, mai del tutto convinto nella sua interpretazione, ed un pessimo Ewan McGregor, nei soliti panni del guascone ed affascinante sciupafemmine, identico a quello ’sensato’ di Abbasso l’amore, senza riuscire tra l’altro a trovare una sua collocazione, visto il pessimo modo in cui Mira Nair lo fa continuamente entrare ed uscire dal film.

Tecnicamente interessante, con un’attenta ricostruzione scenografica dell’epoca, con tanto di aereo originale della Amelia Earhart, ovvero il mitico Elektra, il film ovviamente segue le imprese sportive della donna, senza però riuscire mai a renderle davvero appassionanti, finendo così per focalizzarsi quasi esclusivamente sui sentimenti della protagonista, esternati attraverso insostenibili dialoghi d’amore.

Mira Nair ci porta in volo sopra l’Africa, sopra l’oceano e sopra una poetica Washington D.C., insieme alla first lady Eleonor Roosevelt, affidandosi eccessivamente al sorriso di Hilary Swank, incredibilmente somigliante alla Amelia Earhart originale ma non del tutto convincente, tanto da non riuscire a dare un’impronta forte alla sua interpretazione, come in passato più volte accaduto.

L’impressione generale è che si sia persa un’enorme occasione. Ciò che ne rimane, infatti, è un biopic ufficiale pesante e noioso, mai realmente capace di decollare e spiccare il volo, poco coraggioso ed imponente. Praticamente tutto il contrario di quello che è stato Amelia Mary Earhart in vita, ma, ainoi, non al cinema.

Voto: 3.5

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