Bastardi senza Gloria – di Quentin Tarantino
Recensione in Anteprima
Uscita in Sala: 2 ottobre
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Penso che quest’ultimo sia il mio capolavoro. Una frase può racchiudere un’intera recensione? Sì, almeno nel caso di Bastardi senza Gloria, atteso ritorno alla regia di Quentin Tarantino, che ha deciso di chiudere con cotanta modestia, proprio con questa battuta, il suo ultimo lavoro, per l’appunto forse il migliore.
Quel genio maledetto di Quentin è riuscito nuovamente a realizzare qualcosa di talmente folle da lasciare di stucco, permettendosi addirittura di riscrivere la storia della 2° Guerra Mondiale, iniziando il tutto con un favolistico “C’era una volta nella Francia occupata dai Nazisti“, magnifico prologo alle strepitose 2 ore e mezza di pellicola che seguiranno, tanto sublimi da meritare una cascata di candidature ai prossimi Oscar, che già da ora possiamo definire Bastardi…
C’è chi lo venera e chi lo odia profondamente. Quentin Tarantino da sempre ci ha abituato a spaccare la critica, con i fan che inneggiano al suo talento visivo e di scrittura (quasi unico ad Hollywood) e i suoi detrattori che lo accusano di non avere in realtà inventato nulla, rubando semplicemente idee a chi prima di lui ha fatto cinema.
La verità probabilmente, come sempre in questi casi, si trova nel mezzo. Anche Bastardi senza Gloria, infatti,si scontra perfettamente con questi pro e contro che da sempre vengono mossi nei confronti del regista. Omaggio a Quel maledetto Treno Blindato di Enzo Castellari, da cui Quentin ha tratto ispirazione, Inglorius Basterds colpisce però in maniera unica sia nella scrittura che nell’impatto puramente visivo.
Quentin Tarantino in meno di 20 anni è riuscito a creare uno stile inconfondibile, ancora una volta qui magnificamente rappresentato. Suddiviso negli immancabili e tarantiniani capitoli, il film poggia le proprie basi su una mostruosa sceneggiatura, tesa come una corda di violino e ricca, ricchissima di dialoghi pregni di significato, che fanno letteralmente volare via gli oltre 150 minuti di pellicola.
Limitatissimi gli esterni, così come l’action “pura”, per quello che può sembrare un paradosso, visto che stiamo parlando di una pellicola sulla 2° Guerra Mondiale. Eppure Tarantino con il suo tocco riesce a tenere lo spettatore sulla corda della tensione e dell’attenzione per 2 ore e mezza, riuscendo praticamente in un’impresa. Ad aiutarlo un cast di attori che, come sempre capita quando è lui a dirigere la macchina da presa, finisce per apparire in stato di grazia.
Dinanzi al sorprendente Christoph Waltz, giustamente premiato a Cannes come Migliore Attore per il suo fenomenale colonnello Hans Landa, non si può infatti non rimanere basiti dinanzi al miglior Brad Pitt di sempre, talmente macchiettistico con quel mascellone alla “Padrino” da lasciare di sasso, senza dimenticare una rinata e cenerentoliana Diane Kruger e la bellissima Mélanie Laurent, assetata di vendetta come la vecchia “Sposa di Bill”.
Tarantino li butta nel suo frullato nazista a tinte pulp, aiutato da una colonna sonora che spazia dagli spaghetti western di Ennio Morricone a Ray Charles, confermando la sua immensa capacità, a dir poco rara, di tirar fuori dal suo immenso repertorio musicale dei pezzi impensabili ma incredibilmente adatti alle sue visioni su pellicola.
Nei primi anni dell’occupazione tedesca in Germania, il colonnello nazista Hans Landa, soprannominato Cacciatore di Ebrei, semina terrore e morti, uccidendo la famiglia di Shosanna Dreyfus, miracolosamente scampata alla fucilazione. Da tutt’altra parte, in Europa, il tenente americano Aldo Raine organizza una squadra di soldati ebrei, denominati i Bastardi, per andare a caccia di nazisti! La missione è semplice: sterminate più nazisti che potete e portate a me il loro scalpo.
Entrati in contatto con l’attrice tedesca e agente sotto copertura Bridget Von Hammersmark, i Bastardi organizzano una missione che mira ad eliminare tutti i leader del Terzo Reich. Luogo dell’attentato? Un cinema parigino, la cui proprietaria è proprio lei, Shosanna Dreyfus…
Tra citazioni e palesi omaggi alla 7° arte, Tarantino intreccia la storia della 2° Guerra Mondiale con la propria folle fantasia, miscelando il tutto con l’immancabile tocco di pulp e violenza. Ad occuparsi del make up un genio come Greg Nicotero, utilizzato raramente ma con assoluta efficacia, senza dimenticare Bob Richardson, chiamato ad occuparsi della fiammeggiante fotografia, con il rosso nazista ad uscire quasi dallo schermo, e la stessa regia di Quentin, ricca di piani sequenza, ed attenta ai minimi particolari, spesso al limite dello splatter.
Nel mezzo tante, tantissime scene imperdibili, con alcuni dialoghi diventati già di culto, come spesso capita con le pellicole di Quentin, qui divertitosi come un pazzo a mischiare inglese, tedesco, francese ed italiano. Consigliabile, rimanendo proprio su questo aspetto, sarebbe la visione in lingua originale con i sottotitoli in italiano, sperando in un buon lavoro (comunque sinceramente complesso) del doppiaggio.
Ci troviamo forse dinanzi al film più ‘cullato’ da Tarantino (da almeno 10 anni aveva pronto il soggetto), nella sua ormai non così breve filmografia, qui talmente sicuro di sè da potersi permettere di stravolgere la Storia dell’umanità e da autoetichettare indirettamente il proprio lavoro come “un capolavoro“.
La verità è che “C’era una volta” un certo tipo di cinema fino all’arrivo di Quentin Tarantino, che lo ha semplicemente modificato a sua immagine e somiglianza, meritandosi da parte di molti sia l’appellativo di “Bastardo” quanto l’accostamento al sostantivo “Gloria”, ormai toccata con mano a tutti gli effetti…
Voto: 8,5