Se anche GIULIANO FERRARA non crede più a Berlusconi…

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Stralci dell’editoriale di Giuliano Ferrara apparso oggi su Il Foglio. LEGGETE e strabuzzate gli occhi:

Berlusconi denuncia un piano eversivo contro di lui, regista il gruppo editoriale di Repubblica e settori dell’opposizione vicini ad una magistratura sensibile alle sollecitazioni politiche più faziose. Può essere che abbia ragione, tanto più che non parla di un oscuro complotto ma del dipanarsi alla luce del sole di una campagna di feroce inimicizia, che rimesta nel privato e punta al character assasination, al più completo sputtanamento del nemico sul piano interno e internazionale.
Il problema è che le armi affilate di questa campagna provengono tutte da Berlusconi in persona e del suo entourage. La prima arma è una licenziosità di comportamento difficile da classificare, uno stile di vita esposto comunque ai noti meccanismi di condizionamento e di ricatto che sono la eterna tentazione di coloro che frequentano in condizioni non perfettamente trasparenti gli uomini di pubblici. La seconda arma è un’autodifesa spesso risibile, esposta al ludibrio della stampa italiana e internazionale. Quando l’avvocato Ghedini, deputato, ammette anche solo per assurdo che possa essere vero il racconto di Patrizia D’Addario e aggiunge che il suo cliente e leader non potrebbe comunque essere perseguito penalmente perché “utilizzatore finale” del corpo della ragazza, non soltanto dice una bestialità culturale e civile, ma riduce la storia in ci cerca di invischiare il suo cliente a qualcosa di simile a quello che capitò all’onorevole Cosimo Mele.
Il presidente del Consiglio dei ministri non può comportarsi come un deputato di provincia preso con le mani nel vasetto della marmellata. Berlusconi deve liberarsi della molta stupidità e inesperienza politico istituzionale che lo circonda, e deve decidersi: o accetta di naufragare in un lieto fine fatto di feste e belle ragazze oppure si metta in testa di ridare, senza perdere più un solo colpo, il senso e la dignità di una grande avventura politica all’insieme della sua opera e delle sue funzioni. Altrimenti si andrà avanti con questo 24 luglio permanente, in un clima di sospetti di palazzo arroventato da un establishment sempre pronto a tutte le incursioni corsare.
Siamo da molti anni amici politici non servili di Berlusconi, figura importante di un cambiamento italiano tuttora incompiuto. Ma ora tocca a lui tirarsi su da questa incredibile condizione di minorità civile in cui si è ficcato.
La situazione si è fatta grave, e perfino seria.

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