Spetteguless intervista Emanuele e Francesco: sposi ad OSLO

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Giovani, italiani, innamorati, e da poco sposi.
Perché Emanuele e Francesco sono volati fino ad OSLO per giurarsi amore eterno. Costretti a farlo, per colpa di un Parlamento assente che continua a non considerarci, umiliandoci giorno dopo giorno, ora dopo ora. Affascinato ed incuriosito dalla loro storia ho deciso di ‘intervistarli’ (grazie a Valerio)  in modo da capire i perché del loro gesto, i passi necessari per poterlo compiere e l’immancabile fastidio nel dover tornare in Italia e veder ‘sfumare’ quel gioioso matrimonio,
andato in scena in Norvegia, a 2009.353 km dal Cupolone.
Dopo il saltino, per tutti voi, la storia di Emanuele e Francesco.

– Emanuele e Francesco, sposi ad Oslo da poco più di un mese. Se aveste voluto aspettare un passo concreto da parte della politica italiana vi sareste probabilmente sposati ad 80 anni. Con quale spirito siete volati fino ad Oslo, sapendo ovviamente di dover poi tornare in Italia e ritrovarvi comunque senza diritti.

La scelta di sposarci è nata dall’esigenza di confermare e sancire la nostra unione davanti a tutti e dunque, all’inizio, non è stato vissuto da noi come gesto polemico dal punto di vista politico (anche se per ovvie ragioni lo è stato nei fatti). Lo scorso anno, durante un dibattito organizzato dalla Rete Lenford al Pride Park di Piazza Vittorio a Roma, siamo venuti a sapere della possibilità per le coppie gay di sposarsi senza particolari problemi burocratici in Norvegia. Dopo aver deciso di fare il grande passo, a Gennaio del 2012 siamo andati all’Ambasciata Norvegese di Roma e questo, insieme al momento in cui siamo andati a fare i documenti nelle rispettive circoscrizioni del Comune di Roma, è stata una forte e dolorosa presa di coscienza del fatto che nel nostro Paese siamo solo cittadini parziali, poiché per avere riconosciuti diritti fondamentali abbiamo dovuto bussare alle porte di uno Stato estero.

– Sposi in Norvegia, come detto. Perché avete scelto proprio Oslo ma soprattutto che passi avete dovuto fare per sposarvi? Quali sono gli step che un omosessuale italiano ‘deve’ percorrere per poter giurare amore eterno al proprio amato nel nord Europa? Proviamo a dare dei consigli ‘pratici’ a chi da tempo ci sta pensando…

Abbiamo scelto Oslo e dunque la Norvegia perché questo è l’unico Paese europeo in cui è possibile sposarsi senza dover essere residenti. Infatti la Norvegia e il suo Ministero degli Esteri hanno proprio dei protocolli per la protezione e la promozione dei diritti della comunità LGBTQ nei paesi dove questi non sono riconosciuti. Quanto ai consigli pratici, la semplicità della procedura è disarmante: basta inviare alcuni documenti all’ufficio delle imposte norvegese (certificato di nascita; certificato cosiddetto “contestuale” che raggruppa quello di cittadinanza, di residenza e di stato civile libero, che vanno poi tradotti in Inglese o Norvegese e autenticati per l’estero; copia del passaporto dei due testimoni; modulo Q-0150 compilato da ognuno dei due partner; modulo Q-0151 compilato da ognuno dei due testimoni) e dopo aver ricevuto il certificato di non-impedimento (così si chiama) si procede a prenotare la cerimonia in un qualsiasi comune del Paese. Veramente semplice!

– In Italia, incredibile ma vero, ancora oggi non esistiamo. Non c’è una legge contro l’omofobia e non c’è una legge per le coppie di fatto, tanto che il matrimonio gay può quasi considerarsi un miraggio. Eppure se ne parla, fortunatamente, sempre più. Credete che la reale svolta sia vicina, o dovremo attendere ancora anni, se non decenni, per poterci definire un Paese realmente ‘civile’ e ‘democratico’?

È molto difficile da dire, poiché, nonostante nel passato gli Italiani si siano dimostrati capaci di grandi lotte per i diritti civili, al momento purtroppo la situazione politica del nostro Paese è molto critica e, anche se con dispiacere, dobbiamo affidarci anche in questo campo all’Unione Europea che forse obbligherà lo Stato Italiano a qualche forma di riconoscimento, se non fosse che per uniformare il Diritto Comunitario.

– Rimanendo in termini ‘democratici’, credete che il PD possa ancora definirsi un partito di ‘sinistra’, se non ‘pro-gay’, o dovremmo seriamente iniziare a guardarci altrove. E se sì, dove e verso quale direzione?

Anche questa domanda è molto difficile. Abbiamo avuto recentemente il piacere di conoscere l’onorevole Ivan Scalfarotto in occasione di una trasmissione televisiva di Rai3 dedicata al tema dell’omofobia, alla quale siamo stati invitati anche noi. Sentirlo parlare è stata una boccata d’aria fresca e se tutti nel PD avessero la sua sensibilità sui temi dei diritti e in particolare di quelli della comunità LGBTQ, ci potremmo considerare un Paese civile. Purtroppo, invece, il problema che rimane nel PD è che per ogni Scalfarotto c’è un Fioroni che straparla e la strada da percorrere è ancora lunga. Più a sinistra è certamente significativa la presenza di Nichi Vendola, anche se il passato dei partiti che si richiamano al Comunismo è troppo pieno di epurazioni a scapito degli omosessuali (vedi Pasolini). Per il resto del panorama politico, la destra italiana continua a ispirarsi ancora tristemente a qualche forma di clerical-fascismo, restando dunque arretrata e cieca all’evoluzione e ai cambiamenti sociali e culturali del nostro Paese. Unica nota positiva all’interno della destra sembrano essere i discorsi di Fini che, nonostante il suo passato, è oggi l’unica voce di destra a favore delle coppie gay (ma per il momento non abbiamo visto nessun atto concreto in questa direzione).

– Emanuele e Francesco. Marito e marito. Volete raccontarci la vostra storia in pochi passaggi? Dove vi siete conosciuti, da quanto tempo state insieme, quando avete presentato l’altra metà ai propri famigliari, e soprattutto qual è stata la loro prima reazione?

Ci siamo conosciuti a Roma tramite un amico comune circa 8 anni fa e stiamo insieme da 5. La nostra storia si è evoluta col passare del tempo, amici all’inizio e poi è nato qualcosa di più. Abbiamo iniziato a frequentarci assiduamente e a sentire l’uno per l’altro un sentimento sempre più forte. Dopo un anno siamo andati a convivere e questo ha permesso di conoscerci ancora meglio e di legarci sempre più profondamente. Un passo dopo l’altro, siamo arrivati a progettare un futuro insieme e a impegnarci per realizzarlo. Da qui al matrimonio il passo è stato “semplice”. Per quanto riguarda le nostre famiglie, per entrambi la presentazione è stata un’esperienza positiva; le famiglie di entrambi erano già a conoscenza della nostra omosessualità e la loro reazione è stata di accoglienza, dunque possiamo ritenerci molto fortunati poiché spesso invece le coppie gay si trovano in situazioni di non accettazione e rifiuto.

– Oslo. E’ il giorno delle vostre nozze. Siete circondati da amici e parenti. Riuscireste a descrivermi quella giornata, quei momenti di pura felicità, in poche righe?

Ovviamente è stata una giornata piena di emozioni. Da una parte c’eravamo noi due e tutto quel giorno era solo per noi. Dall’altra parte c’era la presenza delle nostre famiglie e dei nostri amici e una delle emozioni più grandi è stata proprio il poter condividere tutto ciò con le persone a noi più care. Tant’è che al ritorno a Roma abbiamo organizzato un’altra festa per permettere anche a coloro che non erano potuti venire a Oslo di rivivere insieme a noi quell’atmosfera. Il fatto di vedere parenti e amici commossi e partecipi della nostra felicità è stato molto importante: una conferma dell’amore che ci lega a tutti loro. Per questo è fondamentale che le relazioni gay siano sempre più visibili e vengano tutelate. Essere rispettati deve essere un diritto per tutte le persone. Visto che lo stato non ci concede la dignità d’esistere come coppia, se noi non avessimo avuto il sostegno delle famiglie e la stima e il rispetto dei nostri amici come avremmo potuto sposarci? Ci saremmo trovati soli a combattere contro le discriminazioni e forse non avremmo retto allo stress. Questo non è giusto, non è accettabile che il nostro Paese voglia continuare ad ignorare questa realtà.

– Secondo una recente statistica dell’Istat, la famiglia tradizionale è sempre più in crisi: +15% sulle separazioni; raddoppiano le separazioni degli ultrasessantenni; la media di un matrimonio in Italia è di 15 anni. A detta della Chiesa Cattolica il matrimonio gay ATTACCHEREBBE la ‘famiglia tradizionale’. Ora, siete consapevoli che con il vostro ‘sì, lo voglio’ avete bombardato una vera e propria istituzione? Rimpianti e/o sensi di colpa?

Le istituzioni matrimonio e “famiglia tradizionale” non hanno certo bisogno di essere bombardate da noi: dagli stessi dati che riporti anche tu è evidente che sono in crisi già per conto loro e da molto tempo. Quello che può succedere oggi è che la famiglia tradizionale venga affiancata da forme nuove che di fatto già esistono. Infatti bisognerebbe iniziare a parlare di famiglie al plurale poiché, appunto, ci sono mille modi di essere famiglia. Questo processo non può essere fermato da nessuno, la società occidentale si è sempre evoluta e continuerà a farlo, è solo questione di tempo. Quindi nessun senso di colpa da parte nostra, anzi! Siamo orgogliosi di una scelta che dovrebbe essere una cosa possibile e invece nel nostro Paese viene ancora considerata radicale o sovversiva che dir si voglia. Comunque ognuno di noi con le sue azioni cambia un pezzettino di mondo, quindi siamo ben felici di aver dato il nostro contributo.

– Anche se ‘illegale’ in Italia, il vostro matrimonio ‘è andato’. Ora, se fosse possibile, vorreste completare la vostra famiglia, che di fatto E’ già famiglia, con un bambino? E se sì, sareste pronti ad affidarvi ad una madre surrogata, ovviamente fuori dai confini nazionali, per riuscire nell’intento?

Facciamo un passo alla volta! Certo ci piacerebbe un giorno diventare genitori, ma per ora siamo impegnati a completare la nostra formazione professionale e inoltre ci stiamo trasferendo negli Stati Uniti, a New York, dove peraltro il nostro matrimonio verrà riconosciuto. Sappiamo comunque che non è semplice: il tema delle adozioni per le coppie gay scatena sempre una tempesta di polemiche su più fronti e in Italia anche alle coppie eterosessuali è negata la fecondazione eterologa. Per farlo all’estero invece c’è bisogno di grandi risorse economiche, per cui la strada è ancora lunga e tortuosa… ma non disperiamo!

– Visto e considerato che la politica italiana ci ‘snobba’, per riuscire ad ottenere un minimo di attenzione dovremmo teoricamente affidarci alle associazioni glbtq, da anni purtroppo in guerra tra loro e tutt’altro che ‘unite’ nel combattere una battaglia che invece dovrebbe essere cavalcata sotto un’unica bandiera. Non credete che anche noi gay, spesso interessati ad altro che non siano i nostri diritti, abbiamo delle evidenti colpe sull’attuale situazione? Possibile che non si riesca a creare un unico movimento che lott ‘realmente’ per noi e per ciò che ancora oggi ci viene negato?

Siamo d’accordo con te riguardo al mondo dell’associazionismo gay. Dovrebbe esserci un movimento unito per portare avanti la battaglia sui diritti della comunità LGBTQ italiana e invece sempre più spesso assistiamo a divisioni e litigi. Questo clima non giova a nessuno e speriamo che le cose possano cambiare in meglio anche su questo versante. La politica, come dicevamo prima, risulta incapace di prendersi cura delle necessità e dei bisogni di buona parte dei cittadini italiani e vedere che neanche il movimento gay riesce a farsi portavoce delle nostre esigenze è veramente triste.

– Dovete convincere una platea su due ‘spinosi argomenti’, ovvero: perché matrimonio gay SI’ ; perché matrimonio gay NO. Cosa direste?

Matrimonio gay Sì: perché è un bene per la nostra società. Quando due persone decidono di prendersi cura l’una dell’altra e di formare una famiglia non può che essere una cosa positiva da tanti punti vista. Ufficializzare le unioni gay servirebbe anche a mettere in chiaro che gli omosessuali vanno trattati con lo stesso rispetto che si deve portare a tutte le altre persone. E quindi rappresenterebbe un chiaro segnale contro l’omofobia che può essere vinta solo attraverso un atteggiamento di apertura verso l’altro. Viviamo in una società complessa in cui le differenze anziché diventare muri che dividono dovrebbero essere
considerate una risorsa preziosa, capace di arricchire tutti noi culturalmente e umanamente.

Matrimonio gay No: perché il matrimonio è un’istituzione sacra che può essere celebrata solo tra un uomo e una donna. Le coppie omosessuali vogliono sovvertire le leggi naturali e distruggere le basi su cui si regge la nostra società. (ovviamente per noi questa è una posizione anacronistica, retrograda e omofoba ma purtroppo la sentiamo così tante volte esplicitata dai politici in tv che viene sin troppo facile snocciolare tutte queste affermazioni una dopo l’altra)

Grazie Emanuele, grazie Francesco!

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