Tra mistero, risate e aneddoti inediti, un celebre volto del cinema italiano torna sul piccolo schermo per una serata speciale. Nonostante sia amato dal grande pubblico soprattutto come il bonario “Nonno Libero,” questo attore ha alle spalle un percorso artistico ben più vasto e complesso, che affonda le radici nei mitici B-movie degli anni ’70 e ’80. Ed è proprio su questo tema che il nostro ospite, con tono ironico e schietto, si lascia andare a racconti che regalano uno sguardo privilegiato su un’epoca memorabile e, a tratti, trasgressiva del cinema italiano.
In un incontro condotto da Nunzia De Girolamo, emergono retroscena e riflessioni che lasciano intendere quanto il mestiere d’attore possa essere affascinante ma, al tempo stesso, pieno di insidie. Quando la conduttrice gli chiede: «Hai lavorato con le donne più belle dello spettacolo, del cinema e della televisione. Come si fa a resistere alle tentazioni anche sul set?», l’attore non si sottrae alla domanda, regalando un racconto che, a distanza di decenni, conserva ancora tutto il sapore del non detto e del desiderio.
Con un sorriso e un tocco di nostalgia, rivela un episodio particolare che lo vede accanto a una delle icone indiscusse del cinema italiano, Edwige Fenech. “Non è stato facile,” ammette, riportando alla mente una scena durante la quale avrebbe dovuto toccare una parte del corpo dell’attrice. Un’azione che, per il contesto cinematografico, sarebbe potuta sembrare ordinaria, ma che nell’intimità del momento assume un significato ben diverso. Nel raccontarlo, il suo tono passa dall’ironia alla sincerità, mostrando una sensibilità e un rispetto autentico verso i colleghi e il pubblico.
“Mi sono tirato indietro,” ricorda con aria sorniona. “Ho chiesto scusa e ho fatto un passo indietro.” Quella reazione, così spontanea e inaspettata, suscitò una risposta che lui stesso non aveva previsto. “Lei mi disse: ‘Lino, sei un gentiluomo’.” Una frase semplice, ma che gli ha lasciato un segno profondo. Il peso delle parole di Edwige, una donna abituata a lavorare in un ambiente spesso dominato dallo sguardo maschile, è un riconoscimento che il nostro attore porta con sé ancora oggi.
L’ironia con cui ricorda l’episodio si mescola alla consapevolezza del fascino e della vulnerabilità dell’essere umano. “Non è facile resistere alle tentazioni,” aggiunge, con la voce che si fa più profonda e carica di significato. Quel racconto, in apparenza leggero, tocca corde più intime, facendo emergere il delicato equilibrio tra l’attore e l’uomo, tra il personaggio pubblico e l’individuo con le sue emozioni più segrete.
In questo viaggio tra passato e presente, il nostro ospite riesce a dipingere un quadro vivido e autentico del cinema italiano di quei tempi. Racconta di un’epoca in cui i set erano luoghi di creatività, di incontri irripetibili, ma anche di sfide personali che andavano ben oltre la scena. La sua carriera è una testimonianza di come il rispetto, l’umanità e la professionalità possano fare la differenza, persino nei momenti in cui il copione sembra spingere verso situazioni ambigue o imbarazzanti. Non si tratta soltanto di interpretare un ruolo, ma di farlo con una grazia e un garbo che, ancora oggi, fanno di lui un esempio di eleganza e integrità artistica.
Mentre prosegue l’intervista, l’attore ci trasporta in un mondo che sembra lontano, eppure vive ancora nella memoria di chi ha seguito il cinema italiano di quegli anni. Tra un aneddoto e l’altro, il racconto si arricchisce di dettagli che solo chi ha vissuto realmente quelle esperienze può narrare con tale autenticità. Non è solo una storia personale, ma una finestra su un capitolo della cultura italiana che ha segnato un’epoca, lasciando tracce indelebili nel cuore del pubblico.
E così, tra le risate e la nostalgia, l’intervista si conclude con un senso di complicità che unisce l’attore, la conduttrice e gli spettatori. Le sue parole, a tratti ironiche, a tratti intense, lasciano una riflessione profonda su cosa significhi davvero lavorare nel mondo dello spettacolo.