C’è un mondo nascosto dietro l’immagine sempre impeccabile di Enzo Miccio, il famoso wedding planner che per molti è sinonimo di stile e raffinatezza. In un’intervista aperta e sincera, Miccio racconta dettagli poco noti della sua vita personale, toccando aspetti intimi come il rapporto con la sua famiglia, l’essere omosessuale nella Napoli degli anni ’80, e l’omofobia che, sorprendentemente, ha incontrato anche all’interno della stessa comunità LGBTQ+. Il ritratto che emerge è quello di un uomo che ha saputo costruire un personaggio di grande eleganza, ma senza mai nascondere la sua umanità e le sue fragilità.
Enzo Miccio, con il suo carattere forte e un’estetica che non passa inosservata, è una figura che ha saputo conquistare il pubblico italiano. Dalla sua apparizione in programmi come Top, Tutto quanto fa tendenza su Rai Due, si è imposto come un’icona che unisce attenzione al dettaglio e senso dell’accoglienza. “A casa mia, chi citofona si mette a tavola,” afferma sorridendo, sottolineando il valore delle sue radici napoletane e quell’ospitalità calorosa che gli appartiene da sempre. Eppure, dietro questa semplicità familiare, si nasconde una realtà fatta di sfide, alcune delle quali legate proprio alla sua identità.
Essere omosessuale nella Napoli degli anni ’80 non era semplice, racconta. Miccio ricorda bene quegli anni in cui ogni uscita per le strade della sua città natale era accompagnata da sguardi di disapprovazione e da commenti sussurrati. La sofferenza causata dai giudizi esterni non è stata poca: “La gente che si dava di gomito per strada mi faceva male,” confessa. Nonostante questo, Miccio ha sempre avuto la forza di rimanere fedele a sé stesso. A diciotto anni, decide di lasciare Napoli e trasferirsi a Milano, un passo importante che gli ha permesso di vivere liberamente la propria sessualità e di seguire la sua passione per la moda e l’organizzazione di eventi, due ambiti in cui oggi eccelle.
Una delle rivelazioni più sorprendenti è forse quella sull’omofobia che Miccio ha sperimentato anche da parte di persone all’interno della comunità LGBTQ+. Un aspetto difficile da comprendere, che lo ha colpito profondamente: “Se due persone hanno avuto lo stesso faticoso percorso, mi aspetto che dimostrino più solidarietà e comprensione. Invece, mi sono sentito spesso giudicato proprio da loro.” Per Enzo, che ha sempre cercato di guardare oltre i pregiudizi e le apparenze, è stato doloroso essere messo in discussione da chi, come lui, ha dovuto affrontare tante difficoltà per essere sé stesso. Questa forma di giudizio, proveniente da coloro che avrebbero dovuto mostrarsi solidali, rappresenta una forma di omofobia ancora più sottile, perché inaspettata.
Nel ripercorrere la sua vita, Miccio esprime anche un rimpianto profondo: quello di non essere diventato padre. Pur avendo vissuto relazioni appaganti e durature, non ha mai avuto l’opportunità di avere figli, una mancanza che avverte fortemente. Uno dei suoi ricordi più belli riguarda un anello, donatogli da un ex compagno francese, simbolo di un’intesa speciale. Anche se non si è mai sposato, l’amore ha sempre avuto un ruolo centrale nella sua vita, vissuto con intensità e senza mai rincorrere l’idea di avere più esperienze o avventure.
Miccio parla anche del suo legame con l’universo femminile, un rapporto fatto di rispetto e ammirazione. L’influenza delle donne nella sua vita risale all’adolescenza, quando la sua prima fidanzata gli insegnò a baciare sui binari della Circumvesuviana. “Tutto quello che so, l’ho imparato da una donna,” afferma con affetto. Sebbene abbia poi costruito la sua identità sentimentale accanto a uomini, Miccio mantiene un legame speciale con il mondo femminile, un rispetto che riversa in ogni matrimonio che organizza, trattando ogni sposa con una delicatezza e un’attenzione unica.
Enzo Miccio si racconta, quindi, come un uomo che ha vissuto intensamente e ha fatto delle sue esperienze un pilastro della propria autenticità. Quello che traspare è l’immagine di una persona forte e sensibile, capace di superare ostacoli e pregiudizi, e di costruire un successo basato non solo sul talento, ma anche sulla capacità di guardare oltre i limiti imposti dagli altri.