Sushi: fa bene alla salute? Tutto quello che devi sapere

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Il sushi è uno degli alimenti più conosciuti e allo stesso tempo poco approfonditi del nostro tempo: fa davvero bene alla salute?

Sushi.

Sushi: fa bene alla salute? (spetteguless.it)

A differenza di qualche anno fa, mangiare sushi ovunque in Italia non è mai stato così semplice: i ristoranti, dagli “all you can eat” a quelli di livello e alla carta, sono tantissimi. Così come coloro che, ormai, alla pizza il sabato sera preferiscono una porzione di California roll. Seppur così conosciuto a livello superficiale, comunque, il sushi è uno di quegli alimenti caratteristici di un paese straniero che in Italia trova un gradimento poco approfondito: in tanti, ad esempio, non sanno che parlando di “sushi”, ad un giapponese verrà in mente un nigiri, ad un italiano un classico roll. Quali sono le differenze? Ma soprattutto: fa così bene alla salute come dicono?

Storia del sushi: dal sashimi al nigirizushi

Non è escluso che parlarne vi farà venire l’acquolina in bocca: il sushi è ormai uno degli alimenti più largamente consumati anche in Italia. Ma lo conosciamo davvero? Tanto per cominciare, la parola “sushi” indica il riso preparato con aceto: è questo il fulcro di ogni preparazione, alla quale vengono aggiunti ingredienti diversi a seconda della tipologia.

Quello che oggi conosciamo come sushi, racconta la storia, nasce nel periodo Edo, che va dal 1603 al 1867: in questo arco di tempo, nella baia di Tokyo (zona indicata dal termine Edo) si sviluppò un tipo di sushi diverso dai precedenti, che grazie all’aggiunta dell’aceto godeva di un processo di fermentazione più veloce.

Con l’avvento della globalizzazione, poi, questo piatto si trasforma, adeguandosi via via alla modernità: nascono i sushi take out e nuovi stili di preparazione. I tipi di sushi, infatti, non sono certo tutti uguali: tanto per cominciare, il termine “sashimi” indica qualcosa di completamente differente, e si riferisce generalmente a tranci spessi di pesce crudo, mai accompagnati da riso.

Sashimi.

Sashimi (spetteguless.it)

Il sushi, al contrario, può essere accompagnato da ogni genere di ingrediente, che non sia necessariamente pesce: il formato “base”, in Giappone, è il Nigirizushi, un parallelepipedo di riso che, a seconda dell’ingrediente aggiunto, prende un nome diverso. Sappiate, quindi, che quando leggete “maguro” sul menù, si tratta di tonno, mentre “ebi” e “kani” indicano gambero e granchio.

Sushi roll: fa bene alla salute?

Chi non ha mai sentito parlare degli “Uramaki”, i famosissimi roll di sushi che sono, generalmente, i più consumati dall’avventore medio di un all you can eat? Il loro nome significa “rotolo alla rovescia”, e si riferisce alla loro composizione, che prevede il riso all’esterno e un rotolo di alga nori ad avvolgere gli ingredienti che formano il ripieno.

Considerando che questa è la tipologia preferita dagli italiani, ma anche l’idea generalizzata secondo la quale, in quanto unione di riso e pesce, il sushi faccia bene, ci chiediamo: è davvero così? La risposta dipende dagli ingredienti aggiunti ai roll. Sebbene possa non essere dannoso come gli alimenti ultra lavorati, il pesce a carne rossa, ad esempio, è più grasso e potenzialmente contiene più metalli pesanti rispetto al pesce azzurro.

Sushi roll.

Sushi roll (spetteguless.it)

E per quanto ci dispiaccia dirlo, il classico salmone ormai onnipresente su roll e piatti vari non è la scelta più salutare, sia per la sua natura non propriamente magra che per la provenienza, in genere legata ad allevamenti intensivi. Occorre comunque dire che il “sushi base”, inteso come riso, alga e pesce, rappresenta un pasto completo, che fornisce un ottimo apporto di proteine, carboidrati, grassi e omega 3.

Le alghe, inoltre, sono ricche di calcio, mentre zenzero e wasabi, di solito usati come accompagnamento, sono antinfiammatori naturali. Come ogni alimento, comunque, anche nel caso del sushi non è saggio esagerare: il riso contiene naturalmente tanto zucchero, che si unisce alla grande quantità di sale data da aceto e salsa di soia. La chiave, quindi, sta nell’equilibrio.

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