La sua Roma irrecuperabile e l’addio a Totti, Claudio Amendola racconta il suo legame con la squadra e l’impatto di ‘ultrà’.
Claudio Amendola è stato recentemente intervistato ed ha mostrato un lato di sé autentico e piacevole, l’attore non è più legato soltanto al suo volto caratteristico da attore e alla sua carriera cinematografica, bensì è diventato un professionista maturo di sessant’anni che ha trovato un suo equilibrio.
Per adesso Claudio Amendola desidera tornare ai Cesaroni, a quei momenti di sorrisi e leggerezza, soprattutto in seguito all’impatto che ho avuto su di lui il COVID-19.
Claudio Amendola ha dei tatuaggi che ricoprono metà del suo corpo e che raccontano la sua storia, in particolare quella del “principe di ultrà”. L’attore afferma: “poi ti racconterò cosa accade dopo quel film… Il mio capitano non è Francesco ne Daniele“. A questo punto mostra all’intervistatore un tatuaggio di Agostino Di Bartolomei sul polpaccio sinistro.
L’intervista è stata fatta nell’appartamento di Claudio Amendola, a Vigna Stelluti, una piccola zona residenziale di Roma. L’appartamento è accogliente, luminoso ed è dominato da un tapis roulant, un maxischermo e l’arredamento trasmette l’idea di una vita vissuta da solo.
Calcio, cinema e passioni perdute: Claudio Amendola si racconta
Per Claudio Amendola la Roma è un universo di amore e forse anche un pizzico di disillusione, l’attore a tal proposito ammette che:
«La limpidezza con cui Francesco viveva la dote della quale forse lui non si è mai reso conto fino in fondo, era qualcosa di meraviglioso. Il giorno del suo addio l’ho vissuto pienamente e dalle immagini si vede che piango come una fontana. Piangevo per l’uomo. Il calciatore aveva fatto tutto quello che doveva fare. Tu vivi a Roma, quindi sai bene cosa è stato per la città. Ricordo che pensai: possibile che questo mondo non ti dia la possibilità di un dopo?, che non ti aiuti in alcun modo ad avere altro? Arrivi a smettere e ti tuffi in un vuoto che non sai colmare. Assorbii il suo disagio».
Per quanto riguarda la carriera da regista invece, Claudio Amendola vede somiglianze con quello che è stato in passato il suo ruolo da allenatore e ammette che deve fare la squadra e gestire sensibilità diverse ed insicurezze nel team. È un percorso che lo avvicina molto a Daniele De Rossi, rispettato per la sua determinazione e la sua sincerità.
Insomma, Claudio Amendola rappresenta la figura di un uomo autentico e riflessivo, capace di navigare fra successi ed insuccessi, mantenendo pur sempre un legame profondo con quella che è la sua Roma e la sua carriera.