Che Tempo che Fa saluta la Rai battendo tutti con record Auditel stagionale

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“Grazie di cuore per questi 40 anni bellissimi, grazie a tutti, ai miei amici e ai miei colleghi. Davvero, buona vita a tutti”.
Così Fabio Fazio, visibilmente emozionato ed emozionante, ha salutato la Rai dopo 40 anni, con Che Tempo che Fa spedito su Nove dal governo Meloni dopo 20 anni di messa in onda. Un autogoal clamoroso per il servizio pubblico, che perde un punto fermo della propria programmazione, ieri sera in grado di battere nuovamente tutta la concorrenza. Rai1 e Canale5 in testa. CTCF è stato visto da quasi 3 milioni di telespettatori, con il 15,4% di share e il Tavolo al 17%. Riuscire a sostituirli, a settembre, sarà impossibile.

Saluti finali anche da parte di Luciana Littizzetto, che seguirà Fazio su Nove, con una letterina inviata a Mamma Rai. E saluti finali a Matteo Salvini, al grido “Ciao, Bello”.

Cara Rai, tu che sei partita con un canale e adesso ne hai più di Venezia. Tu che hai Tg1, Tg2 e, per ora, anche il Tg3. Tu che non hai più l’Annunziata. Eccoci arrivati alla fine della nostra relazione. Abbiamo retto a sette governi. Sono stati anni proprio belli, di allegria, fatica, grandi ascolti, ospiti importanti. Ogni anno pestavamo qualche merd*ne e ci spostavi di canale, ma abbiamo resistito: soprattutto grazie ai nostri milioni di spettatori che ci vogliono bene. Cara Rai, tu per me non sei la parte politica di turno che ti governa, tu sei Enzo Biagi, Mike Bongiorno, Piero e Alberto Angela, Pippo Baudo, Renzo Arbore, la mia amata Raffaella – e l’elenco continua -. Mi lasci ricordi straordinari, e pure sto pirla di Fabio, che mi dovrò portare “alla prova del Nove”. Grazie a Fabio per tutti questi anni insieme. L’unico presentatore che se fa pessimi risultati gli danno addosso, e che se ne fa di ottimi gli danno addosso il doppio. Cara Rai, restiamo amici, chissà se un giorno ci ritroveremo, in un’Italia diversa, dove la libertà venga rispettata. In un’Italia dove un ministro non si preoccupa di quello che fa un saltimbanco. Non ti dimenticare che il servizio pubblico è di tutti, di chi governa e di chi pensa il contrario”.

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