“La solitudine è stata una grande compagna di viaggio. Mi ci sono trovato immerso e ho dovuto farci i conti. Per indole sono una persona abbastanza solitaria, ma all’inizio, quando viaggiavo per assolvere impegni molto difficili davanti ai quali mi sentivo inadeguato, doverli affrontare da solo fu dura. Poi, avrò avuto circa ventisette anni, è cambiato tutto e ho iniziato ad assaporare la solitudine per quel che è: non più un limite, ma una conquista. Una forma di libertà. Un lasciapassare per la concentrazione assoluta. Lo spazio che va oltre il palco, quando il sipario si chiude, per me è molto importante, personale e assolutamente privato. Ho sempre tentato di custodirlo gelosamente. Non dico che debba essere importante per chiunque allo stesso modo, ma per me lo è. Sono ovviamente tutti liberissimi di raccontare i propri amori e la propria sessualità, ma non è la mia natura e non lo sarà mai. Ho sempre cercato di distinguere la mia immagine privata da quella pubblica e ho ferma intenzione di continuare a farlo. Il mio privato è privato come quello di chiunque altro e non credo servano parole in più. Ho sempre parlato con la danza e non sento di dover dire altro o fare chissà quale rivelazione. Poi, certo, esistono le violazioni del privato. Violazioni che ho sempre combattuto e che spesso sconfinano nell’invasione e nell’abuso. Violazioni che ho sempre considerato arbitrarie e illegittime. Esistono le fotografie rubate. Esiste la curiosità morbosa che non fa bene a nessuno e non è ciò che le persone e i giornali dovrebbero cercare da me. Penso di portare con me dei valori che chi li apprezza dovrebbe cercare di godere senza cercare altro.”
Così, dalle pagine di Vanity Fair, Roberto Bolle è tornato a difendere la propria vita privata, spazzando via tutti quei rumor che negli ultimi l’hanno inseguito. Partendo dal presunto coming out francese, poi in qualche modo negato, alle paparazzate con presunti fidanzati apparse sui settimanali, Bolle ha scelto la strada del silenzio totale.
Legittimo.
Magari molto discutibile, per il bene che potrebbe fare esponendosi anche a parole, e non solo con la propria arte, ma indubbiamente legittimo. Tempo per eventuali ripensamenti, che io mi auguro possano prima o poi arrivare, ce n’è.