Quella granculo di Cenerentola ha da poco festeggiato i 30 anni d’età. Almeno in Italia.
Il 14 agosto 1990, infatti, usciva nei cinema del Bel Paese Pretty Woman di Garry Marshall.
14 milioni di dollari di budget, 463,406,268 dollari incassati in tutto il mondo e il marchio di CULT MOVIE subito appiccicato addosso.
Questo perché ha fatto la storia del genere, lanciando nell’Olimpo di Hollywood Julia Roberts, candidata agli Oscar come Miglior attrice protagonista e vincitrice di un Golden Globe.
D’altronde COME si fa a non amare Pretty Woman, favola moderna che ha cresciuto milioni di omosessuali in mezzo mondo? Come non perdere la testa per la risata di Vivian, come non alzarsi in piedi ad applaudire tutte le volte che va in onda la scena in cui smerda la commessa di Rodeo Drive dopo aver speso migliaia di dollari altrove, come non ridere tutte le volte che siamo al ristorante pensando alle ‘stronze lumachine’, come non sognare che un bel fusto milionario ci strombazzi alla finestra con la sua limousine bianca e un mazzo di fiori in mano, come, come, come, come non conoscere a memoria Pretty Woman, che ancora oggi, alla miliardesima replica tv, sbanca l’auditel tutte le volte che va in onda su Rai1 (alla 28esima replica, l’ennesimo boom).
30 anni dopo, Pretty Woman rimane un classico intramontabile, una delle più grandi commedie romantiche di sempre, stravolta in fase di scrittura. La prima versione della sceneggiatura, infatti, prevedeva la morte di Vivian per overdose. Questo perché all’inizio la pellicola era un dramma, cupo, vietato ai minori. Poi è intervenuta la Disney, bontà sua, e la fiaba d’amore ha fatto storia.