30 anni fa usciva nei cinema d’Italia La Sirenetta, capolavoro animato che diede vita al Rinascimento Disney (con un anno di ritardo rispetto alla release Usa). Era il 9 novembre del 1990. Da quel giorno la mia omosessulità si palesò in tutta la sua favolosaggine. Rubavo fochette in cucina per pettinare capelli lunghi che non avevo, fingevo di avere pinne da sirena nella vasca da bagno di mia madre, idolatravo Ursula senza ancora conoscere Divine e amavo follemente Eric, mio primo grande amore.
Diretto da Ron Clements e John Musker, il film incassò 274,176,364 dollari in tutto il mondo, diventando da subito un classico senza tempo.
Storica la colonna sonora firmata Alan Menken, che scrisse le musiche insieme ad Howard Ashman.
Una soundtrack che vinse due Grammy, due Golden Globe e due Oscar, con il brano In fondo al mar in trionfo, mentre l’epica Ursula, memorabile villain, nasceva sui lineamenti di Divine, drag queen nonché musa di John Waters deceduta nel 1988.
Senza La Sirenetta la Disney che conosciamo oggi, che prima di allora non riceveva una nomination agli Oscar dal 1977, forse non sarebbe mai sorta.
In sequenza arrivarono capolavori come La bella e la bestia, Aladdin, Il Re Leone, Pocahontas e Il gobbo di Notre Dame, permettendo allo studios di tornare ad essere quella macchina animata ineccepibile, in grado di sfornare principesse e musical a getto continuo.
30 anni dopo, ogni forchetta continua ad essere un potenziale pettine. 30 anni dopo, Ariel rimane la mia principessa dei sogni.