Gay Village 2011: sempre più VILLAGE e sempre meno GAY

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Sempre più VILLAGE, e sempre MENO GAY.
Primo weekend nella Capitale per il sottoscritto, ad un mese dal Gay Pride, e prima comparsata al Gay Village 2011. Dieci anni fa la prima storica edizione, a Testaccio, per una manifestazione che in un decennio ha fatto passi da gigante. Andando in quale direzione? Dipende dai punti di vista. Perché organizzativamente parlando credo che questo Gay Village 2011 sia il MIGLIORE della sua storia. In quanto a ‘strutture’ forse superiore anche alle prime indimenticabili stagioni testaccine. Il costo è lievitato, è evidente, tanto da far schizzare in alto i ticket d’ingresso. 18 euro al sabato, con consumazione. Un botto. Ma a Muccassassina e al Gorgeous quanto paghi se vuoi anche una consumazione, oltre al ticket d’ingresso, rispondono giustamente gli organizzatori. Praticamente la stessa cifra. E’ vero, è verissimo, ma il Village si era sempre contraddistinto proprio per l’idea del ‘villaggio’, da visitare più volte a settimana, e con prezzi conseguentemente più bassi. Quest’anno se uno ci andasse giovedì, venerdì e sabato spenderebbe quasi 50 euro solo di ingressi. Come dimenticare i 20 euro d’abbonamento SETTIMANALE delle primissime stagioni? Sette ingressi consecutivi a 20 euro. Altri tempi, altri prezzi, altre spese, altro Gay Village. Perché se a livello organizzativo credo si sia quasi raggiunta la perfezione, con un ingresso da urlo, due sale notevolissime, impianti audio impeccabili, collinetta Wimbledon dove buttarsi a riposare e ampissimo spazio ristoro, ciò che stride è il contorno. Anzi, il cuore del Gay Village. Ovvero chi lo abita. Perché mai come ieri sera ho visto CAMIONATE di coatti. Eterosessuali puri e duri, spesso beceri, dalla faccia tutt’altro che gay friendly e in molti casi chiari nell’esternare il proprio dissenso nei confronti del ‘frocio’ di turno. Ma come, tu vieni in CASA MIA ad insultarmi, a squadrarmi dalla testa ai piedi e a deridermi se abbraccio il mio uomo? Succede anche questo nella Roma di questi ultimi anni, dove il Gay Village è diventata la manifestazione di PUNTA di un’intera città. Il mondo etero/coatto NON ha un luogo simile, dove poter ballare, a cielo aperto, tanto da riversarsi in massa in ‘casa nostra’. E qual è il problema? Nessuno, non esiste. O meglio, non esisterebbe, se poi non si verificassero incresciosi episodi che vedono protagonisti i BORI di turno, tutt’altro che amichevoli nei confronti di quei gay che hanno contribuito in DIECI ANNI a trasformare il Village in quello che è oggi. Un evento. Un evento estivo con i controcazzi, che si è ‘ROMAESTATIZZATO’, rifacendosi il trucco, allargandosi sempre più, ritoccando i difetti degli anni passati e arrivando a rasentare la QUASI perfezione organizzativa, dovendo però SPALANCARE le porte alla CHIUNQUE. Non si può fare selezione, non possiamo farla. Ribattono gli organizzatori, quasi costretti a dover giustificare un andazzo che negli ultimi anni a Roma appare sempre più evidente, lampante, e a tratti fastidioso. A dare il via Muccassassina, con etero/beceri fatti entrare sempre più con meno problemi all’interno del Qube, ogni venerdì sera, e ora il Village, da un paio di anni ‘aperto’ al mondo ma quest’anno letteralmente ESPLOSO nello spalancare l’ingresso (siamo ormai 50 e 50, se non 40/60 nei confronti degli eterosessuali), finendo automaticamente per ‘influire’ anche sulla selezione musicale della serata. Perché per due ore ieri sera in commerciale si è sentito davvero di TUTTO, tranne che ‘commerciale’ da locale frocio. Ma mica vorrai davvero sentire per tutta la serata Madonna, Gaga,  Britney, Beyonce, Jennifer Lopez, Shakira, Kylie, Ke$ha, Katy Perry, e tutte ste poracce popparole? E invece SI, è ESATTO! Si chiama commerciale, ed è un locale gay. Se volevo sentì due ore de coattate me ne annavo a Ostia.  Particolari, piccoli particolari che vanno però ad incorniciare una serata sotto diversi punti di vista impeccabile. Perché l’evoluzione della struttura è lapalissiana, anche se non TUTTI si evolvono all’interno della manifestazione. Perché tra le 12412 drag queen romane ce n’è una che da ANNI fa la padrona di casa al Gay Village, lasciandomi sbigottito ed incredulo. Perché affidare un Village come questo ad una drag come La Pepa è da suicidio. E’ come se ci trovassimo dinanzi ad un Papa con un cazzo di 25 centimetri. Uno spreco epocale. E attenzione, perché il sottoscritto non ha NULLA contro La Pepa, che anzi so essere persona ‘deliziosa’. Ma fija mia basta, basta, basta. ENERGIAAAA, ahahahahha, ENERGIA, ahahahha. Sono ANNI che sentiamo solo e soltanto la stessa solfa. Cosa DA’ La Pepa alla serata Gay Village? Nulla. E dinanzi ad un panorama drag capitolino che cresce, sfornando personaggini sempre più simpatici e interessanti, direi che sarebbe pure arrivata l’ora di cambiare, magari affiancandole qualcun’altra drag, senza per forza di cose andare a sostituirla. Con chi? Non lo so, ma provare a cercare altro. Anche perché RADIO DRAG parla di un possibile e imminente ritorno sulle scene della Regina delle Regine, ovvero Cinzia Boccolotti. Voci e nient’altro che voci, per ora. Ma se venissero confermate, sapremmo già chi PROVARE a prendere per il Village 2012. Perché un altro anno di ENERGIA, ahahahaha, ENERGIA, ahahahah, proprio non se regge. 

Voto (Gay)Village 2011: 7

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