Tra i film cult della mia vita c’è anche lui, Return to Oz, meraviglia del 1985 uscito in Italia con il titolo Nel fantastico mondo di Oz e da ieri sbarcato su Netflix.
Un vero e proprio sequel non ufficiale de Il mago di Oz (prodotto dalla MGM nel 1939), in questo caso made in Walt Disney Pictures.
Diretto dall’esordiente alla regia Walter Murch (licenziato a riprese in corso e riassunto solo dopo un diretto intervento dell’amico George Lucas, mai più visto dietro la macchina da presa ma vincitore di 3 premi Oscar come montatore), Return to Oz venne stroncato dalla critica e andò male anche al box office, a causa della sua struttura inaspettatamente cupa per una pellicola Disney.
Con il passare degli anni, neanche a dirlo, è invece diventato di culto grazie al VHS.
Nato dal secondo e terzo romanzo di L. Frank Baum, Il meraviglioso Paese di Oz e Ozma Regina di Oz, entrambi seguiti de Il Meraviglioso Mago di Oz, Nel fantastico mondo di Oz vede Dorothy ricoverata in un ospedale psichiatrico perché considerata pazza, dopo essere tornata da Oz, in fuga da medici e infermieri per ritrovarsi ancora una volta nel paese dei suoi sogni… tra nuovi amici (come Tik Tok, Jack Testa di Zucca e Gump) e pericolose realtà (gli infidi Rotanti, la principessa Mombi che va a caccia di teste e il cattivo Re degli Gnomi).
Iconica e inquietante Jean Marsh, nei terrificanti duplici abiti dell’Infermiera Wilson e di Mombi, magnificamente spaventosa con le sue teste intercambiabili (e la sua voce tenebrosa che urlava ‘Dorothy Gaaaaaale!‘).
Checchè se ne dica, un classico anni ’80 da adolescente consumato in videocassetta. Ed ora su Netflix.