Senza alcun motivo apparente questa mattina mi sono ritrovato ad ascoltare Tre Parole, tormentone ‘epocale’ del 2001.
Avevo 19 anni, era estate, come ogni anno la stavo passando in Sardegna e chiunque cantava Valeria Rossi, con il suo testo no-sense ma talmente orecchiabile dal diventare ipnotico.
La Rossi all’epoca era sconosciuta, si era presentata a Sanremo Giovani ma venne scartata.
Spuntata dal nulla diventò il secondo singolo più venduto del 2001 con 100.000 copie, dietro solo a Can’t Get You out of My Head di Kylie Minogue. Eletta rivelazione dell’anno al Festivalbar 2001, la Rossi provò il bis tormentone l’anno successivo con Tutto fa l’amore, ma i risultati furono decisamente differenti. Nel 2004 il 2° ed ultimo disco, Osservi l’aria, anticipato dal singolo Luna di Lana, per poi sparire, di fatto, e reinventarsi.
Prima con un libro di ricette per bambini intitolato Bimbincucina, e poi con il libro-biografia “Tre parole dopo. Riflessioni intorno al successo”, uscito lo scorso anno e descritto come ‘un saggio lieve in cui l’autrice e cantante di Tre parole ripercorre la sua storia, i suoi incontri, con tutto ciò che ha potuto osservare e apprendere nel mondo della musica. Un’occasione di riflessione e orientamento, per avere una prospettiva autentica sul successo e sul mestiere di musicista, un’occasione per parlare del successo, proprio e altrui, dalla voce di chi iI successo l’ha vissuto e anche perduto’.
La malinconia.