Quando l’allenatore di calcio si fa omofobo – Eziolino Capuano e le ‘checche’ che non hanno le palle

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Prendere gol in superiorità numerica al 90’ è vergognoso, non lo accett. Se avessero perso in maniera diversa non avrei detto nulla, però in campo le checche non vanno bene. In campo devono andare gli uomini con le palle e non le checche‘.
Parole e pensieri (agghiaccianti) di Eziolino Capuano, allenatore dell’Arezzo (Lega Pro) che ha così sbottato dopo la sconfitta subita dai suoi calciatori contro l’Alessandria.
Ciò che traspare in questa sfuriata, al di là dell’ignoranza di fondo, della non risposta da parte del menefreghista giornalista e dell’ostentazione quasi orgogliosa di un becero maschilismo, è lo svilimento del ruolo che il signor Capuano ricopre. O almeno dovrebbe ricoprire. Perché l’allenatore di calcio dovrebbe essere anche un ‘padre’, un mentore, un saggio in grado di diffondere valori come rispetto e lealtà ai suoi giocatori, il più delle volte poco più che ragazzi. Maggiorenni, se non addirittura minorenni, spesso e volentieri strappati agli studi perché all’inseguimento di un sogno milionario che si chiama Serie A. Ma che in questi casi, soprattutto tra le categorie minori, fa rima con scuola di omofobia nuda e cruda.

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