Le cover più brutte di pezzi storici italiani: tra gli interpreti giganti della musica mondiale

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Sembra incredibile, ma non siamo solo noi italiani a sfruttare il successo delle canzoni. In passato anche giganti della discografia mondiale hanno fatto loro pezzi conosciutissimi della nostra musica tricolore. Peccato che il risultato sia stato a dir poco agghiacciante. Vediamo assieme gli esempi più tragicomici di questo trend del passato.

concerto artista

Concerto live di un cantante – Spetteguless.it

Ci sono singoli che ti entrano in testa e non vogliono proprio più andarsene: non parliamo solamente dei classici tormentoni estivi, ma di veri e propri evergreen della musica italiana che anche a distanza di tanti anni ricordiamo e cantiamo a squarciagola. Basti pensare, ad esempio, a Perdono di Tiziano Ferro, o La solitudine di Laura Pausini. Successi incredibili, che hanno reso superstar i loro interpreti, anche all’estero.

In passato, tuttavia, c’è stato un trend piuttosto bizzarro che vedeva italiani e stranieri interpretare cover di pezzi famosissimi nella loro lingua madre. Tralasciando alcuni successi clamorosi, ci sono alcuni esempi che ascoltati oggi lasciano a bocca aperta, e non dallo stupore. Esperimenti a volte a dir poco imbarazzanti, e che hanno visto come protagonisti alcuni giganti della discografia mondiale. Probabilmente singoli che oggi i diretti interessati vorrebbero volentieri dimenticare, ma che sfortunatamente per loro sono rimasti immortali grazie al mondo social. Vediamo allora alcuni dei pezzi più incredibili e brutti di questo assurdo trend.

Le cover più brutte della storia musicale italiana: tra gli interpreti, alcune leggende delle sette note

Partiamo con qualcosa che ha del clamoroso. Nel 1967, il il frontman dei Led Zeppelin, sì, proprio il gruppo cool e sexy made in Britain, Robert Plant, ebbe la bizzarra idea di fare una cover di La musica è finita di Ornella Vanoni, chiamandola Our song. Un pezzo a dir poco orribile, che punta comunque sulle sonorità ai tempi in auge nel panorama musicale. Su YouTube è ancora presente, e i commenti degli utenti non sono certo teneri.

 

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Veniamo poi alla cover di Piangi con me di Shel Sapiro con musiche e testi di Mogol, originariamente pubblicata nel 1966, e poi ripresa dai Lords of the new Church nel 1983, che la chiamarono Live for today arricchendola, se così si può dire, con synt e batterie elettroniche, rendendola molto più lugubre e però in linea con i trend del periodo. Un risultato decisamente ipnotico e particolare. E infine, e non tutti lo sanno, arriviamo a una cover che ha dell’incredibile. Nel 1986 fu David Bowie a pensare di fare una cover di Volare, una tra le canzoni più note del nostro Paese. Resa più swing, la canzone è chiaramente un divertissement per la superstar inglese, che con un accento e un tono marcatamente britannico ha voluto cimentarsi con questo grande classico della musica italiana. Il risultato? Meglio soprassedere.

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