Continua a suscitare polemiche la confisca del Grand Hotel La Sonrisa, meglio noto come Il castello delle cerimonie, avvenuta lo scorso febbraio. Ora, agli ex proprietari della struttura ricettiva, per rimanere aperti non rimane che un’unica soluzione.
Sono mesi difficili, questi, per la famiglia Polese, fino a poco tempo fa gestori del Grand Hotel La Sonrisa, noto a molti telespettatori italiani come Il castello delle cerimonie. Teatro di un programma omonimo trasmesso su Real Time, nel quale le telecamere seguivano passo passo le feste che al suo interno venivano organizzate, da 10 anni a questa parte è diventato una delle mete preferite soprattutto nel Napoletano per le cerimonie più importanti.
Struttura ricettiva caratterizzata da interni opulenti e sfarzosi, dal vago look barocco e da uno spazio esterno enorme, con tanto di cascata artificiale, nell’ultimo decennio è stata seguita e gestita da Don Antonio Polese prima, e in seguito alla sua morte dalla figlia Imma, coadiuvata dal marito Matteo Giordano. Nel febbraio scorso, però, il tribunale ha deciso per La Sonrisa la confisca definitiva, passandone la gestione al Comune di Sant’Antonio Abate dove è locato.
Un danno non da poco non solo per i Polese, ma anche per tutti i lavoratori, circa 300 tra stagionali e fissi, che avevano trovato lavoro grazie anche al successo della trasmissione televisiva. Il futuro de Il castello delle cerimonie, quindi, sta molto a cuore e in molti si chiedono che fine farà. A quanto pare, per la famiglia napoletana, rimarrebbe un’unica soluzione.
Il castello delle cerimonie in bilico, l’unica soluzione per sopravvivere
Nei prossimi mesi, il Grand Hotel La Sonrisa sarà oggetto di numerose perizie volte a definirne l’impatto paesaggistico, ambientale, idrogeologico e urbanistico delle strutture costruite abusivamente, causa proprio della confisca da parte della della Corte di Cassazione il 15 febbraio scorso. Ne verrà stabilito il valore e solo successivamente, il consiglio comunale di Sant’Antonio Abate deciderà il da farsi, ovvero se sanarne le parti, demolirle o acquisirle e usarle per una nuova destinazione.
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Ciò che è certo è che per il momento, se vorranno continuare a utilizzare l’albergo, i Polese dovranno pagare un canone di occupazione proprio al comune del Napoletano, pena lo sfratto definitivo. Si tratta tuttavia di una soluzione ovviamente temporanea, in attesa della decisione definitiva tra qualche mese. Intanto, le centinaia di lavoratori di La Sonrisa hanno manifestato con forza tutta la loro opposizione a una possibile chiusura, decisi a difendere con le unghie e con i denti il loro posto di lavoro, quanto mai appeso a un filo.