Il fuoriclasse argentino è ritenuto unanimemente uno dei più forti calciatori al mondo. Scomparso prematuramente nel 2020, Maradona ha passato molti alti e bassi durante la sua vita, ma un momento in particolare l’ho assegnato parecchio.
Entrato indissolubilmente nella storia del Napoli, Diego Armando Maradona ci ha lasciati a soli 60 anni nel 2020, gettando nella tristezza più profonda milioni di appassionati di calcio. Un talento innato, unito a un carattere deciso ma tendente anche all’autodistruzione, il calciatore è considerato all’unanimità uno dei più grandi sportivi a livello internazionale.
Nato nel 1960 in Argentina, quinto di 8 fratelli, ha iniziato a giocare a calcio nell’Estrella Roja ancora giovanissimo, facendosi subito notare per il suo grande talento. Poco dopo prese parte a una selezione per le giovanili dell’Argentinos Junior di Buenos Aires, riuscendo a superarla a soli dieci anni. La sua carriera professionistica iniziò nel 1976 con la stessa squadra, nella quale divenne ben presto titolare e che lo portò nel 1978 a diventare capocannoniere con 22 gol del campionato argentino.
Nel 1981 passa quindi al Boca Juniors, segnando 28 gol in 40 partite e facendo vincere alla sua nuova squadra il Campionato metropolitano di apertura. L’anno successivo passo quindi al Barcellona, sua prima squadra europea e due anni più tardi firmò poi con il Napoli, con il quale sarebbe rimasto fino al 1991, facendogli vincere due scudetti: Nel 1986-1987 e nel 1990-1991. Maradona partecipò anche per l’Argentina ai Mondiali di calcio, anche se un’edizione si rivelò per lui piuttosto infausta, come raccontato in un’intervista televisiva di molti anni fa, rimasta nella memoria degli appassionati.
Diego Armando Maradona, quando il bomber ricordò il doloroso episodio
Sfortunatamente, per molti anni Diego è stato dipendente dalla cocaina: un consumo che si è trasformato ben presto in tossicodipendenza, e che durò dall’inizio degli anni 80 fino al 2004. Intervistato da Gianni Minà nel 2005, il calciatore raccontò della drammatica volta in cui venne squalificato dai mondiali americani del 1994 dopo essere risultato positivo ai controlli antidoping.
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Come ebbe modo di dire ai tempi e ribadire anche al giornalista, inizialmente Maradona spiegò come la positività al test fosse dovuta a una bevanda energetica, la Ripped Fuel, somministratogli dal dietologo Daniel Cerrini, per sostituire la Ripped Fast permessa dalla Fifa e che nel suo Paese natale usava da tempo.
La versione statunitense, appunto la Fuel, conteneva però efedrina, sostanza vietata dalla FIFA. Anni più tardi, Diego avrebbe invece sostenuto che la federazione gli aveva garantito immunità all’antidoping pur di averlo ai Mondiali. Una versione dei fatti che la FIFA ha sempre smentito. Un episodio, tuttavia, che lo ha colpito nel profondo, forse addirittura contribuendo a alimentare il suo lato più autodistruttivo.