Il Festival di Sanremo dei record, con ascolti Auditel che non si vedevano da 30 anni, è andato incontro al più incredibile dei paradossi, con la dirigenza Rai sotto assedio da parte del Governo Meloni che vorrebbe cambiare tutti i vertici. Stefano Coletta in testa. Il direttore di Rai1 e del Prime Time è da settimane sotto attacco della destra, che l’ha più volte accusato di aver ‘gayzzato’ il servizio pubblico.
Il bacio di Rosa Chemical a Fedez nel corso della finalissima di sabato sera ha letteralmente scatenato la destra nazionale, con la premier Giorgia Meloni convinta che i vertici della Rai abbiano “passato il segno”. A darne notizia il Corriere della Sera. La premier avrebbe poco apprezzato gli attacchi di Fedez al viceministro Galeazzo Bignami e alla ministra Roccella, l’appello degli Articolo 31 alla liberalizzazione della cannabis e persino il bellissimo monologo di Chiara Francini legato al non essere madre, che cozzerebbe con l’impronta decisa data alla natalità da parte del suo governo. Il bacio di Chemical a Fedez avrebbe fatto traboccare il vaso.
“Ho scoperto chi ha vinto stamattina, auguri a chi ha vinto: non commento altro, sicuramente una riflessione sulla gestione Rai nel suo complesso andrà fatta“, ha precisato il vice premier Salvini. “Zeffirelli era un uomo festoso, allegro, vivo fino alla totalità: avrebbe guardato Sanremo con un certo sospetto, immagino, perché c’è modo e modo anche per essere omosessuali, non c’è bisogno di ostentarlo“, ha aggiunto Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura.
“Da manifestazione pensata per valorizzare le splendide canzoni italiane si è progressivamente trasformata in un evento dai connotati ideologici, nel quale non fa notizia la musica ma piuttosto una serie di provocazioni legate all’attualità, tutte orientate in un modo che dispiace ad almeno la metà degli italiani“, ha commentato Silvio Berlusconi a Il Giornale. “Ovviamente non invoco nessuna censura, non l’ho mai fatto in vita mia, ma questo uso del mezzo televisivo mi pare profondamente sbagliato“.
Eppure il Festival di Sanremo 2023 ha abbattuto un altro muro storico, quello dei 50 milioni di introiti di RaiPubblicità in una settimana. Senza dimenticare la quantità enorme di turisti che ha invaso la città, il boom social e in streaming, con RaiPlay mai tanto vista come in questi giorni. In un Paese normale Stefano Coletta sarebbe andato incontro ad applausi bipartisan, a decine di mazzi di fiori e perché no, persino ad un aumento salariale. In Italia rischia seriamente il posto. Le scorse settimane il Giornale l’ha pesantemente attaccato sul piano privato con un editoriale pregno di omofobia, ferendolo fortemente.
“Poiché credo non sia stato mai rintracciabile un vulnus nella mia professionalità – e non parlo di perfezionismo, ma di un ruolo che ho cercato di incarnare con imparzialità e impegno – la ferita più grande è essere stato attaccato sul privato, dal punto di vista sessuale“, ha precisato Coletta a LaRepubblica. “Ho pensato che se fossero stati vivi i miei genitori – che mi hanno educato al rigore, al rispetto, al dialogo, che mi hanno insegnato che bisogna sempre ascoltare tutti – avrebbero sofferto. Essere attaccati per l’orientamento sessuale, per demolire la professionalità con letture omofobe è una ferita e niente ti può risarcire. Tutti gli anni di sacrificio, impegno, di giornate fatte di solo lavoro, saltano in un istante perché nella vita si ha un compagno e non una compagna? L’autenticità è sempre stato il faro del mio percorso umano e professionale, e spero di essere letto per quello, non per la vita privata“.
Nel corso della conferenza stampa di chiusura Coletta si è commosso, nel rimarcare tutta la propria professionalità, ricordando come abbia scalato la Rai lavorando in qualsivoglia ruolo. Da autore a inviato, da conduttore a vicedirettore, fino al duplice ruolo di direttore odierno. Lo stesso Amadeus, dinanzi ad un ipotetico nonché clamoroso ‘stralcio’ del suo contratto da direttore artistico/conduttore di Sanremo 2024, ha precitato come un suo allontanamento non sarebbe certamente legato agli straordinari risultati portati in azienda bensì alle sue idee. Idee che evidentemente la destra di governo vorrebbe silenziare, censurare, mandare in archivio.