“Da quarant’anni canto in tutti i posti dove sono ben voluta e accolta. Nelle piazze dei paesi, nei palazzetti delle città, nei teatri, in televisione, nelle feste LGBTQ+ e anche alle Feste dell’Unità. Nei Pride e al Vaticano. E sempre e ovunque con tutto l’impegno e la gratitudine possibili”.
Così Cristina D’Avena, via Instagram, ha replicato alle furenti polemiche che ieri l’hanno travolta, dovendo stasera cantare in piazza del popolo a Roma per i 10 anni di Fratelli d’Italia, partito più orgogliosamente omotransfobico del parlamento nazionale. “Perché le mie canzoni non desiderano altro che portare allegria e spensieratezza a chi è cresciuto con loro e a chi le canta assieme a me. Tutti, nessuno escluso. E questo non è qualunquismo, ma libertà”, ha proseguito la regina delle sigle. “Stasera, come tutte le altre, non porto ideologie, ma musica. Non mi schiero e non cambio pelle all’improvviso. Ho accolto un invito per cantare, non per militare sotto una bandiera. E se posso trasformare una polemica in qualcosa di più utile, vorrei fosse – questa – un’ottima occasione per dimostrare (se mai ce ne fosse ancora bisogno) che la musica unisce, include, conforta“.
Peccato che vada a cantare in casa di chi grazie proprio all’esclusione guida ora il Paese, dopo aver millantato odio per anni. “Ho sostenuto, e sempre sosterrò, i diritti civili e l’amore universale che dovrebbe essere alla base della crescita di ogni essere umano”, ha concluso D’Avena, evidentemente inconsapevole dell’autogoal commesso, a dir poco clamoroso.
Perché non è vero che un’artista debba andare ovunque sia invitata, lautamente pagata. Si possono rifiutare, certi inviti, soprattutto se per anni sei stata tenuta in piedi da quella comunità che il partito per cui ora vai a cantare schifa, diffama, vorrebbe limitare ulteriormente nei propri diritti. Certi inviti puzzano, semplicemente, non è minimamente credibile che qualsiasi invito possa/debba essere accettato, è folle anche solo pensarlo o far credere che sia credibile, soprattutto se si è vestito l’abito di madrina del Pride per così tanti anni. Non si può stare con un piede su due palchi. Da una parte il Pride, dall’altra Fratelli d’Italia. Non è lontanamente accettabile nè condivisibile. E continuare a non capirlo, o far finta di non cogliere il merdone pestato, è cosa ancor più grave.