E fu così che colei che ama indossare gli abiti della vittima, della piccola fiammiferaia travolta dai poteri forti, replicò al meme di Giorgia Todrani. Colei che ad ogni comizio trasuda odio, schiumando rabbia, con le vene del collo ingrossate e urla sguaiate. Colei che contribuisce a diffondere menzogne sulla comunità LGBTQ a ritmo battente, per poi stupirsi dalle eventuali reazioni, gridando al linciaggio, agli insulti.
Tutto già visto, tutto scontato.
In democrazia è lecito esprimere il proprio dissenso, cara signora Meloni, a cui evidentemente qualcuno dovrebbe spiegare il peso specifico di un’artista che realizza musica rispetto ad un esponente politico, chiamato a governare un Paese. Con tutte le conseguenze e le differenze del caso. Perché una cantante si può non ascoltare, ovviamente. Un’aspirante premier proprio no, avendo ripercussioni inevitabili sulla vita quotidiana di qualsiasi cittadino.
Più Todrani, meno Meloni, e vivremmo in un’Italia migliore.