“Ho una faccia poco raccomandabile? Antipatica? La gente non ha voglia di parlare o avere a che fare con gli sconosciuti? I turisti sono stressati?
Si ha paura del covid? (quello sarebbe comprensibile: non avevo la mascherina).Mi sono chiesta come mai un 27 luglio a mezzogiorno, con 30 gradi, per 43 minuti nessuno si fermi per dare un passaggio a una tizia che fa l’autostop – con le borse della spesa- in un’ assolata via ai piedi di una salita di due chilometri. I maschi più gentili facevano un gesto infastidito con la mano appoggiata sul volante come per dire “svolto subito” (anch’io!), l’unica persona amichevole è stata una ragazza che ha rallentato per dirmi che era in ritardo per andare a prendere il bambino, tutti gli altri fissavano immoti e aggrottati la strada. Mi è tornato in mente che l’anno della Maturità eravamo arrivate proprio a venti chilometri da qui in autostop, da Ferrara, in cinque ragazze con lo zaino. Lo zaino è più sexy della borsa della spesa, d’accordo, ma non credo che il tema sia quello, secondo me c’è proprio una sorta di chiusura, di diffidenza, di timidezza e pigrizia diffusa nei rapporti dal vivo. (Alla fine, dopo 43 minuti, si è fermato un conoscente sardo che andava nella direzione opposta e ha gentilmente perso dieci minuti per fare inversione e darmi un passaggio)”.
Così Daria Bignardi, via Instagram, ha raccontato quanto avvenuto in Sardegna, Isola solitamente straordinaramente ospitale. E io che Daria la caricherei pure in scooter senza casco sotto un diluvio universale.