Presentato a Berlino fuori Concorso, Occhiali Neri segna il ritorno in sala di Dario Argento, maestro che fu che da oltre 3 decenni non indovina un film.
E Occhiali Neri, purtroppo, amplia la lista di autentici fallimenti. Co-protagonista della pellicola un bimbo cinese che si chiama Chin (e già qui).
Ma Ilenia Pastorelli, dall’alto della sua dizione, continua a chiamarlo CI.
Al primo “CIAO CI” diventa Scary Movie e non se ne esce più, soprattutto se si è di Roma e si coglie la surrealtà dell’intercalare (film visto stamattina in anteprima e in contemporanea a Berlino).
Per il resto il ‘thriller’ vive di scult involontari, con situazioni al limite e scene a dir poco surreali. Dovrebbe suscitare ansia e paura, ma fa morir dal ridere. Nel dubbio, c’è un’Asia Argento meno insostenibile del solito.
Ilenia Pastorello è una escort presa di mira da un serial killer. Per sfuggire al suo aggressore va a schiantarsi contro una macchina, perdendo la vista. Dallo choc Diana riemerge decisa a combattere per la sua sopravvivenza, ma non è più sola. A difenderla e a vedere per lei adesso ci sono Nerea, il suo cane lupo tedesco e il piccolo Chin, sopravvissuto all’incidente…
Dal 24 febbraio al cinema, Occhiali Neri è rimasto tra le sceneggiature scritte e mai dirette da Argento per circa 20 anni. Poi Asia, sua figlia nonché co-produttrice della pellicola, l’ha letta e ha convinto il padre a girarlo.
A dir poco inspiegabilmente. Questo è vero accanimento nei confronti di una carriera memorabile, fino ai primi anni ’90.
C’era una volta un Maestro.