Torino e Bologna si sono già ufficialmente candidate.
Milano è ovviamente lì, in primissima fila.
Ma il direttore di Rai1 Stefano Coletta ha un sogno chiamato Roma per l’Eurovision 2022, dall’Italia organizzato dopo il trionfo dei Maneskin.
“Riportare l’Eurovision nel nostro paese dopo 31 anni sarà l’occasione per mostrare la grande capacità della Rai di guidare una macchina così complicata e articolata”, ha confidato al Corriere della Sera. “Sono consapevole che per me, per il vicedirettore Antonio Fasulo e tutto il gruppo che sta dietro a questi eventi comincerà un lavoro straordinario. Considero l’Eurovision anche un’esperienza antropologica: in tre ore di show c’è la possibilità di dare uno sguardo alle tendenze, al costume ma anche ai messaggi di tanti Paesi europei. Quando la Rai scende in campo non ce n’è per nessuno lavoro. Lavoro in questa azienda da 30 anni e lo dico con orgoglio: realizzeremo un evento alla portata del nostro talento, mantenendo le caratteristiche del Made in Italy, tra cui una certa capacità empatica. L’entusiasmo sarà superiore alle problematicità, basta non perdere il coraggio il coraggio di essere contemporanei, elevando i linguaggi e le espressioni al tempo di oggi. Poi la gente ti segue».
“Penso che uno dei grandi privilegi della Rai sia la cooperazione davvero profonda che c’è con le diverse città italiana. Io, un po’ anche pensando alla vittoria di Maneskin, ed essendo romano, immagino Roma come città alveo di questa manifestazione. Alla fine credo che in maniera rigorosa dovremo scegliere l’impianto televisivo che possa inglobare la complessità di uno spettacolo come questo”. Parole chiare che ora rilanciano il toto-luogo, perché l’Eurovision DEVE farsi al chiuso, in una struttura che possa contenere almeno 10.000 persone.
A Roma, tolto il pessimo Palaforum dell’Eur, non c’è praticamente nient’altro.
Ergo, dove farlo?