Tutto ha origine all’Arison, quando il 27 febbraio 1993 una diciottenne romagnola sbanca il Festival di Sanremo con La Solitudine.
Laura Pausini vince al cospetto di Re Pippo e presto decolla. Arrivata terza tra i big nel 1994 con Strani amori, Laura saluta Sanremo e guarda all’estero, incide in spagnolo e diventa una star planetaria.
13 album in 28 anni, oltre 70 milioni di dischi venduti nel mondo, ma soprattutto uno storico Grammy Award, prima italiana di sempre a riuscirci, 4 Latin Grammy Awards, un Billboard Latin Music Award, un Satellite Award, 7 Telegatti, 6 World Music Awards, 18 Italian Music Awards e un Golden Globe conquistato nella notte grazie a Io Sì, brano portante de La Vita davanti a Sè, e prima e unica cantante donna italiana di sempre.
Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal 2006, Laura guarda ora ad un’altra impresa. L’Oscar 2021, assolutamente alla portata grazie soprattutto a Diane Warren, fino ad oggi nominata per 11 volte e mai uscita vincitrice. L’Academy avrà il coraggio di darle la 12esima sberla? Nel dubbio, la Pausini, che ha tradotto in italiano la sua Seen insieme a Niccolò Agliardi, si gode l’ennesimo successo di una carriera clamorosa. Da sempre amatissima e al tempo stesso criticata, perché divisiva nel suo fare un certo tipo di musica attraverso un certo tipo di canto, Laura continua a vincere premi. Da parte di uno che non l’ha mai particolarmente amata, onore al merito.