Il 4 febbraio del 2020 prendeva vita su Rai 1 il settantesimo Festival di Sanremo.
Wuhan era distante migliaia di km, il Coronavirus per noi italiani ancora una notizia lontana lontana, apparentemente inimmaginabile tra i nostri confini (per quanto già circolasse, ma l’abbiamo scoperto solo successivamente). La quiete musicale prima della tempesta sanitaria, economica e sociale.
Sanremo 2020 è stato l’unico vero evento dell’anno passato, con un Auditel sbancato, l’Italia intera a disquisire su Bugo e Morgan, su Elettra Lamborghini e Myss Keta, su Rula Jebreal e Diletta Leotta, sullo scazzo Tiziano Ferro – Fiorello, sul bravo Amadeus e sul trionfo a tutto tondo di Diodato, riuscito a vincere tutto con il brano Fai rumore. Premio della Critica Sala Stampa e Sala Radio, poi David, Nastro d’Argento, EMA.
Con una media del 54,78% di share, l’edizione 2020 è risultata essere la più vista dal 1999.
Si pensava che l’edizione del 2021 sarebbe stata quella della ‘rinascita’, del 70+1, e invece sarà il primo Festival ai tempi del Covid-19.
Senza pubblico all’Ariston, senza trasmissioni esterne, inviati, palchi tra la folla, red carpet, con i cantanti costretti ad arrivare in teatro già vestiti, truccati e pettinati, con il premio finale portato sul palco grazie ad un carrello igienizzato.
Il Festival delle mascherine, che prenderà forma tra 26 giorni esatti.
Perché è Sanremo è Sanremo ed è giusto non fermarlo, mai.
Ricordando quel Festival di un anno fa, il mio primo e unico in sala stampa, nel delirio di una città travolta da migliaia di persone, addetti ai lavori, curiosi, fan, con un po’ di malinconia per la spensieratezza poi scomparsa. Ma la musica, checché ne dica Elettra, è fortunatamente ancora tra noi.