«Patty Pravo è un’opera d’arte» scrive Pino Strabioli nella Prefazione a Minaccia Bionda, raccolta fotografica interamente dedicata a Patty Pravo edita da Rizzoli, alla cifra di 25 euro per 192 pagine.
Icona in ogni epoca sempre controtempo, libera, allergica alle definizioni, in queste pagine la Pravo si racconta attraverso le immagini, circa duecento fra scatti di grandi fotografi, provini, istantanee e prospettive inedite. In un percorso per associazioni e contrasti che va a comporre la sua personalissima, unica interpretazione della moda, della Bellezza e dello stile.
Intervistata oggi da Gino Castaldo per LaRepubblica, la divina Patty ha rivelato di aver “spesso rotto contratti perché volevo essere libera e fare le cose a modo mio. Ero la ragazza ye ye con la minigonna, a 22 anni ero già famosa ma volli cambiare e mi trasformai in una vecchia cinquantenne per cantare gli autori che amavo, come Brel che poi è stato mio amico, o Ferrè che fu come un fratello”.
Unico rimpianto, probabilmente, il mancato salto in sala, come attrice. “Occasioni mancate. Per esempio Antonioni mi chiamò per Professione Reporter ma avevo dei tour in tutto il mondo, non potevo cancellarli, lo stesso per De Sica che mi voleva ne Il Giardino dei Fizi Contini. Poi quando vidi Professione Reporter ci rimasi malissimo, chiamai Michelangelo e gli dissi che aveva ragione, avrei dovuto farlo”.
Una carriera sterminata per la mitologica Patty, che in vita sua non ma praticamente mai conservato nulla.
“È stato un gran casino trovare tutte queste foto, perché io non ho archiviato niente, neanche i dischi d’oro, d’argento, capirai dopo 120 milioni di dischi dovrei avere solo una casa per i premi, i vestiti, una follia”.
Ineguagliabile diva.