Da oggi su Netflix con Elegia Americana, la leggendaria Glenn Close, 7 volte nominata agli Oscar ma mai uscita vincitrice (record, purtroppo per lei), ha detto la sua su una delle statuette ‘attoriali’ più criticate degli ultimi decenni.
Intervistata dalla ABC, la Close è tornata con la memoria al 1999, anno in cui la potentissima Miramax di Weinstein indirizzò l’Academy verso un trionfo folle. Quello targato Shakespeare in Love, vincitore di 7 Oscar su 13 nomination.
Tra questi quello alla protagonista Gwyneth Paltrow, che riuscì a battere Cate Blanchett (Elizabeth), Meryl Streep (La voce dell’amore), Emily Watson (Hilary and Jackie) e soprattutto la mastodontica Fernanda Montenegro del bellissimo Central do Brasil.
“Ricordo l’anno in cui Gwyneth Paltrow vinse l’Oscar battendo quell’incredibile attrice di ‘Central do Brasil’. Ci dicemmo: “Cosa?”. Tipo, non aveva senso!”, ha candidamente ricordato Glenn.
Central do Brasil, che vinse il Golden Globe come miglior film straniero, perse invece la statuetta in favore de La Vita è Bella di Roberto Benigni, quell’anno incredibilmente premiato anche con un Oscar come miglior attore protagonista (all’epoca mai successo per un attore non in lingua inglese) ai danni di un gigantesco Tom Hanks in Salvate il Soldato Ryan.
Glenn Close serving straight up SHADE at Gwyneth! pic.twitter.com/L8a11eV9mS
— “Crazy Close Stan” Daniel P. (@dinasztie) November 24, 2020