Il 23 maggio del 1980 usciva nei cinema d’America Shining di Stanley Kubrick, capolavoro assoluto riscoperto nel tempo, perché all’epoca accolto tiepidamente.
Lavorazione snervante, con oltre un anno di riprese e attori sull’orlo di una crisi di nervi, con il suo autore Stephen King primo hater di prestigio. King definì la pellicola “fredda e distaccata” e accusò Kubrick di aver stravolto il suo romanzo, tanto da voler produrre un’orrenda miniserie in 6 puntate a inizio 2000 che il mondo intero ha fortunatamente dimenticato.
40 anni dopo Shining rimane una meraviglia assoluta del genere, grazie a quel genio di Kubrick che ideò inquadrature e scene passate alla Storia, ma proprio lui, il gigante Stanley vergognosamente mai premiato con l’Oscar alla regia (vinse quello per gli effetti speciali di 2001: Odissea nello spazio), venne nominato ai Razzie Awards come peggior regista dell’anno (vinse Robert Greenwald con Xanadu).
Shining si beccò anche una seconda candidatura per Shelley Duvall, nominata peggior attrice protagonista (vinse Brooke Shields per Laguna blu).
L’eccezionale ed epocale Jack Nicholson, negli abiti del folle Jack Torrance, venne invece completamente snobbato, perché definito ‘eccessivo’ sin dai primi minuti nella sua rappresentazione della pazzia del protagonista.
Costato 20 milioni di dollaro, Shining ne incassò ‘solo’ 46 prima di entrare nella Storia del Cinema nei decenni successivi e guadagnarsi un inutile sequel/flop, Doctor Sleep, nel 2019, neanche a dirlo piaciuto a quel Stephen King che di cinema non ci capisce propriamente una mazza. Passati 40 anni, che a lui piaccia o meno, Shining è un monolite del genere horror.