“Ne usciremo migliori”, ci siamo detti per mesi durante l’isolamento da Coronavirus.
Poi ecco arrivare la prima bella notizia del 2020, ovvero la liberazione di Silvia Romano dopo quasi 2 anni di prigionia, per scoperchiare il vaso dell’indecenza, esplosa sui social e puntualmente cavalcata da certi ‘quotidiani’. Incattiviti e carogne eravamo, incattiviti e carogne siamo rimasti.
Libero, Il Giornale, La Verità , ovvero Feltri, Sallusti e Belpietro, il trio di direttori che da 20 anni a questa parte ha trascinato l’intera stampa nazionale verso un baratro mediatico, fazioso e volgare. Come se la conversione di una donna, una donna italiana rapita e imprigionata per un anno e mezzo, possa essere una notizia. Il tutto, poi, alimentando voci prive di reale fondamento sul prezzo eventualmente pagato per la sua liberazione. Un eventuale prezzo che mai arriverà ai 49 milioni di euro dei contribuenti magicamente scomparsi in casa Lega, o ai dindini spesi da qualcuno per la celebre ‘nipote di Mubarak’. Chissà se un giorno riusciremo mai a quantificare l’imbarbarimento mediatico e sociale generato da 3 soli individui in due decenni di zozzerie quotidiane.
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