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“Quei due non stanno bene: se i nostri fedeli pensano che pregare sia solo dire una preghiera, si sbagliano. Gesù suggerisce che bisogna entrare in camera e chiudere la porta. La preghiera è una cosa inerente la propria intimità, non sono parole, non è solo una formula, è un momento di sintonia con l’assoluto, un linguaggio fatto di silenzi”. “Ostentare una preghiera in quel modo è desolante, è quasi pornografia, peggio che far vedere a un ragazzo un film porno”. “Conosciamo questo soggetto, li conosciamo, sappiamo dove vogliono andare a parare”. “Hanno fatto presa su un cattolicesimo integralista che definisce il Papa un eretico. Salvini pesca nel torbido di questo cattolicesimo che nulla a che fare con il Vangelo, il cattolicesimo dei simboli religiosi, del vangelo ostentato senza che sia stato letto, della Madonna di Medugorje”. “Non si può imbrogliare Dio con una preghiera, se non si dimostra di essere figli suoi dandosi da fare per le persone”. “Quanto accaduto ci può meravigliare fino a un certo punto, c’era da aspettarselo. E possiamo aspettarci anche cose peggiori di una preghiera in diretta tv, alzeranno il tiro sempre più a seconda della temperatura che registrano. Ma non dobbiamo lasciare la fede in mano a Salvini e a chi è d’accordo con lui, e crede che abbia fatto una cosa bella“.
Così Don Ciro Miele, prete di Casalvecchio di Puglia, giornalista, discepolo di Ton Tonino Bello e docente di Teologia dogmatica, intervistato da TPI ha detto la sua sull’oscenità andata in onda domenica sera, su Canale 5, con Barbara D’Urso e Matteo Salvini protagonisti.
Credo che ci sia poco altro da aggiungere, se non AMEN.