“Abbiamo trascorso l’intera giornata al telefono con l’arena perché volevo annullare lo spettacolo di domani. Nel corso della nostra ultima chiamata, hanno deciso di annullare una partita di basket. Oggi ho visto le notizie e mi sono preoccupata per voi e la vostra salute. Non potrei, in buona coscienza, cantare. Mi dispiace, ma la vostra salute è fondamentale. Non sono spaventata. Tra di noi sul palco, abbiamo smesso di baciarci e abbracciarci, ma siamo sempre faccia a faccia. Oggi ho dovuto dare ascolto alla mia intuizione. I concerti sono molto divertenti, ma nulla vale la vostra salute. Vi amo tutti, ma stamattina mi è sembrato che non fosse più sicuro. Non ci rendiamo conto di quante persone abbiamo toccato. Sull’autobus, pensate a tutte le persone che abbiamo incontrato, baciato e stretto la mano da quando è iniziata questa malattia. Non posso andare a visitare mia madre, nel caso di infezione. Lavatevi le mani con acqua calda o Amuchina, non toccate i loro volti, agitate le mani, avvicinatevi troppo o lasciate che le persone vi respirino addosso”.
Ovvero Cher in modalità Barbara D’Urso. Responsabile e immortale, dopo aver superato anche la peste del 1656.