EVITATECI Marta Cartabia prima premier donna, ciellina che disse NO ai matrimoni gay

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Dalla delirante crisi di Governo scatenata al Papete da Matteo Salvini, due strade si intravedono.
Le urne subito, con una solida maggioranza di centrodestra che vedrebbe l’Italia cedere al Governo più estremista della sua Storia repubblicana, o un nuovo Governo giallo-rosso, con Pd e 5 Stelle clamorosamente fianco a fianco, dopo anni e anni di stracci.
Detto che il sottoscritto correrebbe immediatamente alle urne, perché Salvini agogna un annetto da passare all’opposizione a gridare al complotto dinanzi a PD e 5 Stelle che inesorabilmente torneranno a litigare su tutto, tra gli ipotetici papabili premier usciti nelle ultime ore sulla stampa spicca quello di una donna, Marta Cartabia, che sarebbe così la prima presidente del consiglio donna.
Splendido, bellissimo, finalmente.
Se non fosse che la Cartabia, dal 2011 giudice della Corte Costituzionale, sia vicinissima a Comunione e Liberazione e in passato abbia più volte espresso opinioni assai contrarie ai diritti LGBT.
Nel 2011, dinanzi ai matrimoni egualitari a New York, la Cartabia scriveva un articolo di suo pugno intitolato “Matrimonio a ogni costo, la pretesa dei falsi diritti”.
“Per quanto riguarda l’Italia, la Corte Costituzionale ha chiaramente affermato (sent. 138 del 2010) che la Costituzione italiana protegge la famiglia, differenziandola da altre forme di convivenza e non permette il matrimonio omosessuale”, rimarcava all’epoca.
Non a caso nel 2016 TEMPI, periodico cattolico, scriveva proprio a lei una lettera aperta affinché dicesse “una parola chiara sulle unioni civili”, poi fortunatamente approvate.
Che l’Italia debba finalmente avere un premier donna è chiaro. Ma che debba essere una ciellina con simili idee, no grazie.

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