”Il rispetto per questa tragedia mi ha portato al silenzio. Tornare a parlare è strano: questa non è solo la mia storia. Non so. Sono sempre stato uno che parlava molto, il silenzio mi spaventava. Ho iniziato a scrivere canzoni proprio perché mi faceva così paura e preferivo riempirlo con le melodie che avevo in testa. Eppure sono stato mesi senza dire una parola. La mia paura è fare la vittima, davvero non voglio. In questi mesi avrò visto si e no venti persone. È come se avessi fatto un viaggio. Ho scoperto di avere tanti porti sicuri che ignoravo. Mi hanno stupito tante cose che prima non vedevo e non so come facessi. Quando dico che sono stato in silenzio è perché veramente non riuscivo… non parlavo ma nemmeno sentivo più gli altri. Ero in un posto che non so descrivere e che spero di non rivedere più. Queste persone mi hanno fatto alzare dal letto, mi hanno portato da mangiare, fatto uscire di casa. Sono tornato un bambino e loro mi hanno rieducato a vivere. Sto cercando di tornare, ma non so se ci riuscirò. È un primo mattoncino per ritrovare la mia realtà. Cosa significa tornare? Il mio modo di comunicare sarà necessariamente diverso. Non è giusto parlare di cambiamento perché di solito quello ha un decorso temporale: per me è stato tutto improvviso. Per questo mi è difficile parlare di ritorno: io non sono sparito, sono solo rimasto in silenzio”.
Dopo 6 mesi di buio, causa un incidente stradale in cui è morta una donna, Michele Bravi è tornato a parlare dalle pagine de Il Corriere della Sera, intervistato dalla bravissima Chiara Maffioletti.
Un ragazzo chiaramente distrutto da quanto capitato, e faticosamente chiamato a reagire.
Anche se nulla, comunque vada a finire la vicenda, sarà più come prima.