10 giorni ancora e Dolor Y Gloria di di Pedro Almodóvar arriverà finalmente nelle sale d’Italia.
Nell’attesa, il regista spagnolo troneggia sulla cover di Vanity Fair, con un’intervista a 360° sul suo cinema, sulla sua vita, sulle sue passioni.
«Avevo una vocazione molto concreta: volevo fare il regista. E non avevo nessuno che mi facilitasse il percorso: riuscire o meno dipendeva solo da me».
Interpretato da Antonio Banderas, Asier Etxeandia, Leonardo Sbaraglia, Nora Navas e con la partecipazione speciale di Penélope Cruz, Dolor y gloria, in concorso al Festival di Cannes, racconta una serie di ricongiungimenti di Salvador Mallo, un regista cinematografico oramai sul viale del tramonto. Alcuni sono fisici, altri ricordati: la sua infanzia negli anni ‘60 quando emigrò con i suoi genitori a Paterna, un comune situato nella provincia di Valencia, in cerca di fortuna; il primo desiderio; il suo primo amore da adulto nella Madrid degli anni ‘80; il dolore della rottura di questo amore quando era ancora vivo e palpitante; la scrittura come unica terapia per dimenticare l’indimenticabile; la precoce scoperta del cinema ed il senso del vuoto, l’incommensurabile vuoto causato dall’impossibilità di continuare a girare film.
“Dolor y Gloria” parla della creazione artistica, della difficoltà di separarla dalla propria vita e dalle passioni che le danno significato e speranza. Nel recupero del suo passato, Salvador sente l’urgente necessità di narrarlo, e in quel bisogno, trova anche la sua salvezza.