”È un amore ricambiato. Cesare Zucca, ad esempio, è un mio amico gay che mi fece il look di Nell’aria, quando avevo i capelli dritti in testa. Ed è sua anche la colpa delle mie punte bionde. È uno dei miei amici omosessuali più affettuosi e vicini a me. Piaccio così tanto perché sono femminile e la femminilità piace: coi rossetti, coi tacchi, coi look sexy. Una femminilità sottolineata, non ostentata. Io non sono mai stata esagerata, non sono mai stata la Rettore e neanche la Bertè. Però il rossetto non è mai mancato. Io sono così, niente è artefatto. Anche nella vita. Anche per le mie canzoni passionali, l’amore sentito. Ci accomuna l’ipersensibilità. Poi devi chiederlo a loro. Sono contenta che la sessualità non sia più un tabù, perché è una cosa che appartiene a ognuno di noi. E ognuno la può esprimere come meglio crede. È l’individuo che conta, l’essere umano. Se uno vuole sposarsi con uno del suo stesso sesso che problema c’è? Che poi devono pensare che il matrimonio è per avere diritti”.
Così Marcella Bella, in una lunghissima e ricca intervista con Gaspare Baglio su Rolling Stone, è tornata a parlare di quella comunità LGBT che tanto la ama, per poi puntualizzare come mai si candidò con il centrodestra, nel 2004.
”Eh, ma lì mi hanno tirata dentro, mi sono pentita. Io sono un’idealista. Quando mi hanno prospettato questa cosa che avrei dovuto fare per la Sicilia. Perché io mi sono candidata in Sicilia eh, non dimentichiamocelo, per la Mia Sicilia. In quel momento lì votavano tutti centro-destra, non è mai stata di sinistra, la Sicilia. Questo mio amico, che era Ignazio La Russa, mi ha un po’ tirato dentro dicendomi che potevo fare qualcosa per la mia regione. Mi ha chiesto cosa avrei voluto fare. Io non ho mai fatto politica, grandi cose non le ptevo fare. E non potevo farmi prendere in giro da chi faceva politica da una vita. Volevo fare qualcosa legata alla musica, la cosa che conosco meglio. E aprire una scuola per musicisti a Catania. Sai quanta gente brava che c’è in Sicilia, che suona e che canta? Ho passato un mese della mia vita in Sicilia. Come una brava alunna sono andata dappertutto, paesini e paesetti. La gente veniva, mi guardava, non capiva e diceva «Io la voto!». Sono riuscita ad avere 22mila voti. La gente mi votava perché mi amava, non per politica. Con questi voti avrei potuto avere un ruolo importante in comune, a Catania. Ma io non lo volevo il comune di Catania, volevo la scuola per gli artisti. Quando ho capito che non era così, che ero stata uno strumento, mi sono tirata indietro. Mi è servita come esperienza, perché avvicinarsi alla politica da idealista, è una cosa che ti può dare tanto. Andavo nei mercati e ascoltavo le massaie che mi dicevano, poverine, che da quando c’era l’euro erano diventate poverissime. Era aumentato tutto tranne lo stipendio, avevano raddoppiato tutti i prezzi, 50mila lire erano diventati 50 euro. Solo che, uno stipendio di un milione si era trasformato in 500 euro. Avevano tutti, di colpo, la metà dei soldi. Essendo emotiva ho vissuto questa esperienza con dispiacere e dolore, a volte. Mi dicevano «Diglielo a Berlusconi!». Erano disperati, poverini. Io avrei davvero voluto fare qualcosa. Chiudiamo parentesi. Diciamo che sono stata ingenua, ma l’ho fatto a fin di bene”.
Amen.
Mia amata Marcella, ci vediamo al Teatro Brancaccio il prossimo 15 aprile.