Tutto si può dire sulla Giuria di Qualità di Sanremo 2019, ma non che non avesse un signor presidente di giuria.
Mauro Pagani, 73enne polistrumentista, compositore e produttore (sua è La notte di Arisa), flautista, violinista e cantante della Premiata Forneria Marcon, con collaborazioni passate che hanno riguardato Fabrizio De André, Gianna Nannini, Timoria, Ornella Vanoni, Roberto Vecchioni, Massimo Ranieri, Luciano Ligabue, Caparezza.
Un gigante inattaccabile che ha voluto fare chiarezza sul trionfo di Mahmood al Festival, arrivato grazie anche ai voti della sua Giuria, dalle frequenze di Circo Massimo su Radio Capital.
“Per noi, e per me personalmente, Soldi è la canzone più moderna, meglio realizzata e più interessante del festival”. “E’ un periodo nel quale pare che qualunque parere che non sia il parere popolare tout court è visto con sospetto. E c’è la tendenza, secondo me non bellissima, secondo cui proprio il parere popolare deve vincere su tutto”. “I pezzi ci erano stati mandati, la scelta di ognuno di noi è stata consigliata da un ascolto ponderato e ripetitivo di ognuna delle canzoni”. “Da subito, non c’è stato dubbio né tentennamento nel dare la vittoria a Mahmood”. “Le reazioni da parte dei cantanti sono comprensibili: perdere non piace a nessuno, e dietro Sanremo ci sono tanto lavoro ed aspettative”. “L’anno scorso Ultimo è arrivato primo (nella categoria Nuove Proposte, ndr) con lo stesso regolamento. Se va bene quando si vince, va bene anche quando si perde. Lui è giovane, e nella vita bisogna anche imparare a perdere. Altrimenti non si concorre”.
AMEN.