«Ho rinunciato a un sacco di soldi e a un sacco di benefit ma penso di avere esaurito il mio compito lì. Ero andato a fare il musicista, il produttore, e mi sono adattato alla televisione ma sempre in funzione del mio ruolo. Non volevo diventare un pupazzetto, il cartonato che gioca al cliché del giudice cattivo».
«Con i miei ragazzi ho provato più di tutti gli altri giudici, volevo che per loro quella fosse davvero una occasione di crescita, che ne uscissero professionisti. Anche per questo rivendico che tutti i concorrenti delle mie squadre oggi fanno questo mestiere. Andrea Biagioni e i Ros li rivedremo a Sanremo Giovani, Eva Pevarello ci è andata l’anno scorso e ha fatto uscire un singolo con Ghemon. I Måneskin sono stati il caso degli ultimi anni, la cosa più sensata uscita da lì e sono miei».
Così Manuel Agnelli, con pacata arroganza, dalle pagine di Vanity Fair, nel ricordare il suo percorso ad X Factor (mai una vittoria) e il suo annunciato addio.
D’altronde è facile rinunciare ad un ‘sacco di soldi’, dopo averne fatto un altro sacco.