Ryan Murphy, ‘quante volte mi hanno detto che ero troppo strano, fr*cio, effeminato’ – video

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“Quando ho iniziato a lavorare in questo settore alla fine degli anni ’90, non è stato facile, per me. Mi dissero di non seguire il mio istinto, di essere qualcun altro. Mi dissero detto che ero troppo strano, ero troppo frocio, ero troppo inusuale. I miei manierismi e la mia voce sono stati presi in giro dai dirigenti in più riunioni, cosa che ritenevo strana perché nelle riunioni parlo sempre a voce molto bassa. Ma onestamente, è stato molto doloroso essere discriminato perché quello che volevo fare della mia vita, con la mia carriera, era molto semplice. E quello era vedere me stesso e le mie esperienze in televisione. Oprah Winfrey ricordava come si commosse gli Oscar vedendo Sydney Poitier vincere un Oscar nel 1964. Come uomo gay non avevo mai avuto quell’esperienza. Non avevo mai visto trionfi, ne’complicati omosessuali o personaggi gay in televisione. Nei film da bambino o da adolescente, nella migliore delle ipotesi erano sempre ruoli marginali, picchiati per la maggior parte del tempo, uccisi per quello che erano. Credo fermamente nel potere della televisione perché credo in quanto segue: se vedi te stesso e parte delle tue esperienze umane riflesse su te stesso, non ti sentirai solo. E le persone che hanno l’odio nei loro cuori possono spesso essere aiutate, se un personaggio o una situazione che li ha visti coinvolti vengono percepite come amiche“.

Così Ryan Murphy, produttore e sceneggiatore più potente della tv con un contratto monster per Netflix da 300 milioni di dollari in 5 anni, ha accettato il VH1 Trailblazer Award, vinto nel weekend.
Un discorso lungo, appassionato, sincero, da parte di un 52enne che in un decennio ha scalato Hollywood, rivoluzionando il modo di fare televisione.

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