Tutto avvenne nella notte tra il 27 e il 28 giugno del 1969, poco dopo l’1:20, quando la polizia fece irruzione nel bar chiamato “Stonewall Inn”, un pub gay in Christopher Street nel Greenwich Village. Leggenda narra che fu Sylvia Rivera a dare il via alla protesta, scagliando una bottiglia contro un agente, dopo essere stata presa a manganellate.
Lì, in quel momento, presero vita i Moti di Stonewall. La folla, stimata in 2.000 persone, battagliò contro oltre 400 poliziotti. C’erano drag, c’erano trans, c’erano le ‘checche’.
Ci furono 3 giorni di rivolte.
Per la prima volta nella storia d’America i gay decisero di ribellarsi alle vessazioni di chi, in linea teorica, avrebbe dovuto difenderli e proteggerli.
Il giorno dopo, il 28 giugno, ci fu la prima sfilata dell’orgoglio omosessuale, in strada, per rivendicare rispetto, giustizia, diritti. Il primo storico Gay Pride.
Era il 1969. 49Â anni di lotte e di battaglie, che in questi ultimi 24 mesi hanno visto crollare muri storici, tanto in Europa quanto in America, in ambito matrimoniale.
49 anni di Pride, di carri e partecipanti, di omosessuali ed eterosessuali, di vecchi e bambini, di musica, lacrime e sorrisi, di tacchi, lustrini, cravatte, minigonne, pantaloni, tette, peli esibiti e calze a rete.
49 anni ed andarne orgogliosi. Dal primo all’ultimo.
Perché se non fosse stato per quei 49 anni di Pride che tanti gay, inopinatamente, osano persino attaccare, non saremmo qui a parlare di matrimonio tra persone dello stesso sesso in tutti e 50 gli stati d’America ne’ di unioni civili all’italiana. Perché 49 anni fa, in quella notte tra il 27 e il 28 giugno, centinaia di omosessuali decisero di metterci la faccia (e senza star lì a discutere sull’eventuale vestiario da esibire), pur di regalare a noi, fortunate generazioni future, ciò che all’epoca sembrava semplicemente un sogno. Il diritto di esistere.