«Premessa: un figlio è meglio farlo con un marito ed è meglio dare a un bambino una famiglia, anche omogenitoriale, anche se io sono per la famiglia tradizionale. Ma ero single, a 38 anni, un’età biologica avanzata, mi trovavo sola con mia madre, dopo la morte di papà; a Natale, alle Maldive con lei, pensavo alle case, le terre ereditate: eravamo sole, va allargata la famiglia, penso. Per fare un figlio avrei potuto trovare un uomo più giovane di me, un fan, un toy boy, con la motilità degli spermatozoi alta, facendomi mettere incinta dal poveretto, e ripetere lo schema di tante famiglie. Ma non volevo illudere nessuno, né dare a mio figlio una famiglia che si sarebbe sfasciata. Mi sono informata, ho letto studi su ragazzi ormai maggiorenni nati con la fecondazione assistita da genitori single: con il giusto amore, e i punti di riferimento, crescono come ragazzi di famiglie etero cosiddette normali. Andai allora a Londra, dove è possibile fare la fecondazione assistita con il non anonimato del donatore: Carlo potrà sapere chi è il padre, se vorrà. è già molto autonomo nelle scelte».
Così Carmen Consoli, via Corriere della Sera, è tornata a parlare del figlio Carlo Giuseppe Consoli, avuto da simgle e tramite fecondazione.
Credo non ci sia altro da aggiungere.
Se non bestemmiare.