Vincitrice di 2 Golden Globe, tre Emmy Awards, uno Screen Actors Guild Award, un Drama Desk Award e tre Tony Awards, Glenn Close, 71 anni da poco compiuti, è stata nominata per sei volte al Premio Oscar (3 come miglior attrice non protagonista e 3 come miglior attrice protagonista), senza mai vincerne uno.
Un record al negativo.
Nessuno come lei.
La speranza è che questa porcata possa sparire grazie a The Wife, film tratto dall’omonimo romanzo di Meg Wolitzer, adattato per il cinema da Jane Anderson.
In cabina di regia Björn Runge, con la Close che interpreta Joan Castleman: una donna ancora molto bella con credenziali impeccabili, è la perfetta moglie alfa. Per quarant’anni ha sacrificato il suo talento, i suoi sogni e le sue ambizioni per alimentare quelli del suo carismatico marito Joe (Jonathan Pryce) e la sua irresistibile carriera letteraria. Ignorando le sue infedeltà e le sue scuse a causa della sua “arte”, con grazia e senso dell’umorismo. Il loro patto leale ha costruito un matrimonio basato su impari compromessi. E Joan ha raggiunto il suo punto di rottura. Alla vigilia della consegna del Nobel per la letteratura, il gioiello più grande nella corona di un’opera straordinaria, il colpo di grazia per Joan è affrontare il sacrificio e il segreto più grande della carriera del marito: lei ha scritto ogni parola.
Datele questa statuetta, punto.