Dove finisce il concetto di ‘sketch comico’ e inizia quello di ‘battuta omofoba’ è una diatriba che da anni scatena i social, fa infuriare le associazioni LGBT e rimanere di sasso i comici resisi protagonisti dell’apparente scivolone.
Al Festival di Sanremo, anche quest’anno, c’è chi ha gridato all’omofobia. Nella serata di mercoledì il Mago Forrest ha osato inserire la parola ‘trans’ tra una battuta e l’altra per indignare non pochi utenti Twitter. Ieri sera, poi, un Pierfrancesco Favino vestito da Steve Jobs ha stupidamente perculato Conchita Wurst con una battuta tutt’altro che passata inosservata: “Vi lamentate per il Festival ma io sono stato all’Eurovision, non state messi poi così male, non lamentatevi”. Il tutto con il volto della drag austriaca alle sue spalle.
Apritie cielo. Aurelio Mancuso sull’Huffington Post è riuscito a dargli persino una valenza politica, parlando di una ‘pseudo-sinistra intellettuale che si conferma imbattibile sulle omotransfobie’. Conchita, ricordiamolo, non è trans.
A me, onestamente, sembra che la situazione sia nuovamente sfuggita di mano. Favino, che non è solo uno straordinario attore ma anche una persona da sempre vicina alle battaglie LGBT (con tanto di trasformazione DRAG nel film Da Zero a Dieci), ha molto banalmente fatto una battuta cretina. La spiacevole sensazione è che la comunità LGBT italiana, limitata nei diritti e trascurata dalla politica, non riesca più a ridere di sè, se a farlo sono gli ‘altri’. Ovvero gli eterosessuali. Se quella stupida battuta l’avesse fatta il bravo Daniele Gattano, comico gay di Colorado, nessuno avrebbe probabilmente mosso un sopracciglio. Nessuno di noi, per lo meno.
L’omofobia è cosa seria, e proprio perché seria andrebbe sbandierata con attenzione, onde evitare che possa perdere credibilità. Tutto questo, paradossalmente, è andato in scena nella serata in cui Baglioni e Gino Paoli hanno splendidamente omaggiato il dimenticato Umberto Bindi, a lungo discriminato proprio perché omosessuale. Uno dei pochi gay dichiarati della storia della musica italiana. Eppure c’è chi ha preferito polemizzare su Favino-Wurst, dimenticando anche un semplice applauso per quel doveroso ricordo.