A giorni in sala con Napoli Velata (qui la mia recensione in anteprima), Ferzan Ozpetek ha commentato l’ultima criticata uscita di Stefano Gabbana (‘basta chiamarmi gay, sono un uomo’), dandogli incredibilmente ragione.
Intervistato dall’Huffington Post, il regista turco è andato all’attacco delle cosiddette ‘etichette’, con il personaggio di Peppe Barra che nel film non a caso si infervora dinanzi all’idea di un ‘coro gay’.
“Abbiamo molto riso con i miei amici quando, anni fa, scoprimmo che al San Carlo c’è un coro gay. Ma che vuol dire? Il coro è coro. Perché etichettarlo? Ci lamentavamo di questo voler classificare tutto come “gay”, e durante le riprese è venuta fuori quella sua battuta, ma si è trattato di pura improvvisazione”.
Un Ozpetek che parte all’attacco di un’altra ‘targhetta’, quella di marito, nel commentare la sua unione civile con Simone.
“Sposato non è esatto. Non c’è il matrimonio in Italia, ho fatto un riconoscimento dei nostri diritti con il mio compagno di questo viaggio che è la vita. Detesto quando mi dicono “suo marito”. Ogni volta rispondo sempre che il marito ce l’hanno le donne, non io. Io non ho un marito, ma un compagno di vita, un compagno di viaggio”.
Più sono ricchi e famosi, questi gay italiani, e più ostentano quasi con gioia il loro vivere in un Universo parallelo al nostro.