Ma TIDAL ancora esiste?
Ebbene sì, la piattaforma streaming che avrebbe dovuto distruggere Spotify ha perso solo nel 2016 44 milioni di dollari.
A riportarlo il quotidiano norvegese Dagens Næringsliv.
Il giornale afferma di aver visto i conti della società madre di TIDAL, la Project Panther Bidco, stipati nel paradiso delle Isole Cayman.
La società ideata da Ja-Z è rimasta a galla grazie ad ingenti prestiti della holding proprietaria: 69 milioni di dollari nel 2015 e altri 36 milioni l’anno scorso.
Per ora, da quando è nato, Tidal non ha ancora generato un dollari di utile.
Nel gennaio 2017, Sprint ha acquistato una partecipazione del 33% nella società per un valore di $ 200 milioni, con altri 75 milioni spesi per il marketing degli artisti.
Al momento dell’accordo Juan Perez, presidente di Roc Nation Sports, era ottimista: “Questo investimento, insieme ad altre fonti di finanziamento, dà al gruppo un capitale sufficiente per i prossimi 12-18 mesi”. Ora si parla di 6 mesi appena di liquidità, poi sarà crisi.
Da parte dell’azienda respongono il rapporto di Dagens Næringsliv, senza però negare quanto scritto.
‘Faremo redditi nel 2018’, ribadiscono i capoccioni Tidal, con il numero dei suoi abbonati ancora sconosciuto.
Si parla di circa 1.2 milioni, ovvero meno della metà degli utenti che Tidal afferma di servire con i propri servizi.