“La mia verità è che non ero in una girlband. Ero in una rete di prostituzione. Oh, abbiamo cantato e siamo diventate famose, ma quelli che hanno fatto i soldi erano i nostri proprietari. Voglio che la leader del gruppo [Robin Antin] confessi perché un’altra delle sue ragazze [Simone Battle] si è suicidata. Per essere parte del team era necessario essere una sua giocatrice. Cioè, dormire con chiunque loro volessero. Se non lo facevi non avevano niente da usare come ricatto. Significa che potevano cacciarti o drogarti, e utilizzarlo contro di te “.
Kaya Jones, che è stata una Pussycat Dolls dal 2003 al 2005, ha così lanciato la sua bomba su Twitter, cavalcando lo scandalo Harvey Weinstein che ha dato coraggio a decine di attrici nel rivelare gli abusi sessuali subiti dai potenti di turno.
Robin Antin, creatrice delle Pussycat Dolls, ha negato le accuse in un’intervista con The Blast, definendole “bugie disgustose e ridicole”, con Kaya a suo dire alla ricerca di “15 minuti di fama” e soprattutto indifendibile, nell’aver giocato sporco con il suicidio di Simone Battle.
Altro che reunion, come spifferato settimane fa,qui finisce a stracci.