Lo scandalo Harvey Weinstein, potentissimo produttore premio Oscar, sta letteralmente scuotendo le fondamenta di Hollywood.
Dopo 30 anni di abusi taciuti, decine di donne, tra attrici ed ex dipendenti, si sono fatte avanti per denunciarne le molestie.
Angelina Jolie, Gwyneth Paltrow, Ashley Judd ma anche la nostra Asia Argento, che ha rivelato al New Yorker di essere stata molestata dal produttore nel lontano 1999, poco più che ventenne.
Invitata ad un party dalla Miramax, la Argento si ritrovò invece in una stanza d’albergo con il solo Harvey, in vestaglia, che la costrinse a del sesso orale. Nel 2000, in quel Scarlett Diva prodotto da Harvey e diretto da Asia, c’è una chiara scena che riporta all’episodio, mai del tutto dimenticato dall’attrice ma fino ad oggi taciuto. La figlia del maestro dell’horror ha temuto per la propria carriera, mandando giù in silenzio gli abusi ripetuti per anni.
Ora che è venuta alla luce, la storia ha generato un lungo commento Facebook da parte di Selvaggia Lucarelli (sopra un estratto) e una discussione social tra la Argento e Vladimir Luxuria, particolarmente polemica nei suoi confronti.
Forse esageratamente, perché nessuno dovrebbe mai permettersi di metter bocca su episodi simili, innegabilmente privati e legati alla propria sfera personale.
Puntare il dito è sbagliato, sempre, perché nessuno può sapere come reagire di fronte ad una violenza sessuale, perpetrata tra le altre cose sul posto di lavoro.
Per 20 anni Weinstein è stato il produttore più temuto e potente di Hollywood, in grado di indirizzare gli Oscar, lanciare carriere (Paltrow) o stroncarle (Mira Sorvino, sfuggita alle sue avances).
Tutti, ma proprio tutti, l’hanno sempre visto con spavento, tanto da non far emergere questo orrore per decenni. Ecco perché nessuno, onestamente, dovrebbe permettersi di giudicare Asia Argento per quel silenzio fatto di compromessi e paure durato quasi 20 anni.